
Le organizzazioni di milizia della Svizzera, riunite nella comunità di lavoro per un esercito di milizia efficace e garante della pace (CMEP), si oppongono alla decisione della Confederazione di attuare la direttiva UE sulle armi. "La modifica della legge non serve a nulla, mina la forma di difesa della milizia e distrugge i nostri valori e le nostre libertà fondamentali. Le organizzazioni di milizia raccomandano pertanto di esprimere un NO alle urne il 19 maggio", si legge in un comunicato stampa, che riportiamo intergralmente.
"Dopo un'analisi dettagliata e fondata, le organizzazioni di milizia svizzere che fanno parte della CMEP sono giunte all’unanime conclusione che debba essere respinta la decisione della Confederazione di attuare la direttiva dell’UE sulle armi. Esse ritengono che le modifiche della legge siano inefficaci e dannose per la Svizzera.
Nessun beneficio – indebolimento dell'esercito di miliziaL'inasprimento della legge svizzera sulle armi non porta alcun vantaggio in termini di sicurezza, né in Europa né tanto meno in Svizzera, dove la forma di difesa dell'esercito di milizia, cresciuta e praticata per secoli, è profondamente ancorata con cittadini armati. L'importanza delle armi e il rapporto che si ha con esse in Svizzera sono fondamentalmente diversi rispetto a quanto avviene nell'UE. Il venir meno della fiducia nel cittadino integro e nel suo rapporto con le armi personali indebolisce il sistema della milizia, il tiro fuori del servizio e il grado di preparazione alla difesa. La riforma della legge infrange così i nostri valori costitutivi di libertà e le libertà fondamentali.
Con questa revisione della legge, lo scopo perseguito della lotta al terrorismo non viene raggiunto: criminali e terroristi non usano armi di ordinanza svizzere, bensì acquistano le loro armi illegalmente. D'altro canto, vengono puniti i cittadini svizzeri integri, ossia i tiratori e i proprietari di armi privi di colpe. Contro di loro viene lanciata una valanga burocratica con permessi e controlli di polizia amministrativamente complessi.
Contro la buona fedeIn occasione della votazione sull'adesione a Schengen nel 2005, ai tiratori venne espressamente assicurato che non avrebbero subito ripercussioni negative nella pratica dello sport del tiro a segno. Proprio per questa promessa, all'epoca essi accettarono l'adesione a Schengen. Con l'attuazione della direttiva UE sulle armi questa promessa viene chiaramente infranta. Inoltre, l'UE può imporre e imporrà in futuro ulteriori inasprimenti delle sue direttive ogni cinque anni con un sistema automatico di inasprimento.
Minaccia su Schengen molto esagerataLe associazioni di milizia considerano ingiustificati i timori e la frenesia, fondata solo sul panico, che vengono alimentati dai sostenitori della direttiva UE sulle armi, secondo cui un NO escluderebbe automaticamente la Svizzera dall'Accordo di Schengen. L'UE non ha alcun interesse a escludere la Svizzera dall’area di Schengen poiché il nostro Paese è situato in posizione centrale nel cuore dell'Europa e dei suoi assi di transito. Inoltre, la Svizzera contribuisce al finanziamento del sistema di Schengen per un importo superiore alla media. È interessante notare che i membri dell'accordo di Schengen non hanno finora proferito alcuna parola in merito all'esclusione automatica, ma questo argomento viene presentato solo in Svizzera.
La direttiva UE sulle armi è una coercizioneL’attuale diritto sul possesso di armi e sul tiro, a cui le svizzere e gli svizzeri sono ricorsi sempre in modo molto responsabile, sarà di fatto abolito con l'attuazione della direttiva UE sulle armi. L'arma d'ordinanza, per cui i soldati-cittadini svizzeri ricevono una formazione professionale, viene dichiarata un’arma illegale e il rispettivo proprietario criminalizzato.
Negli ultimi anni, il popolo svizzero ha sempre respinto varie proposte che cercavano di imporre un inasprimento del diritto sulle armi o una limitazione dello sport del tiro a segno. Costituisce una coercizione il fatto di introdurre ora queste di-sposizioni dalla porta di servizio attraverso il diritto sovranazionale, che sono state chiaramente respinte, come la costosa e inutile registrazione a posteriori,.
Se questo diktat avrà successo, l'UE taglierà in modo analogo, e imponendo automaticamente il suo diritto, ulteriori privilegi della Svizzera in altri settori – quest’andamento dev’essere fermato.
In considerazione di tutte le circostanze, le associazioni di milizia svizzere, nella loro valutazione della situazione, sono chiaramente giunte alla conclusione di respingere la direttiva sulle armi UE, poiché si tratta di una direttiva dannosa. Es-se raccomandano che tutte le cittadine e i cittadini esprimano il proprio NO in occasione della votazione del 19 maggio 2019".
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