
L’inflazione fa paura anche agli svizzeri: l’85% delle persone interrogate nell’ambito di un sondaggio si dice almeno in parte preoccupato per il rincaro e una quota assai consistente, specie nelle fasce di reddito più basse, prevede di cambiare le proprie decisioni finanziarie e di consumo. Il 38% di un campione di 1043 persone interpellate in marzo dall’istituto di ricerche di mercato Innofact 21 su incarico del servizio di confronti internet Comparis è preoccupato e un ulteriore 47% è un po’ preoccupato. Solo il 13% non ha timori, mentre il 2% non sa o non risponde.
Prezzi saliti del 2,4% in marzo
“Anche se per il momento l’inflazione tocca la Svizzera in misura solo marginale rispetto all’estero, i prezzi dei prodotti derivati dal petrolio, ad esempio, sono aumentati notevolmente”, osserva Michael Kuhn, esperto di Comparis in finanze e consumo, citato in un comunicato. “Ma anche i beni di uso quotidiano hanno subito un rincaro”, aggiunge. Stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica in marzo i prezzi al consumo sono saliti del 2,4%, l’incremento più marcato dall’autunno 2008.
Ripercussioni sulle abitudini di spesa e investimento
I timori si ripercuotono direttamente sulle abitudini di spesa e di investimento: per il 36% degli intervistati l’inflazione ha un impatto forte (30%) o molto forte (6%) sulle proprie decisioni finanziarie e di consumo. Il 53% degli svizzeri vede per contro un influsso minimo e l’11% nessuna conseguenza. Molto dipende però logicamente da quanti soldi si hanno in tasca. Fra chi ha un reddito inferiore ai 4000 franchi la quota di coloro che si trovano a subire conseguenze importanti o molto importanti sale al 58%, mentre per il 79% di chi guadagna 8000 franchi o più l’impatto del rincaro è minimo o nullo.
Differenze per livello di formazione
Lo stesso scenario emerge anche se si considera il livello di formazione degli intervistati: il 40% degli svizzeri con un livello di istruzione medio-basso valuta l’influsso dell’inflazione sulle proprie abitudini di spesa e di investimento da forte a molto forte. Tra le persone con una formazione superiore, la percentuale scende al 33%. “Chi ha una buona formazione ha spesso un salario superiore alla media e non deve preoccuparsi affatto - o deve farlo in misura molto minore - dell’aumento dei prezzi”, commenta Kuhn. “Per le persone a basso reddito, invece, anche 100-200 franchi in più al mese fanno una grande differenza”.
La compresione degli attuali eventi
C’è un altro fattore che incide sui timori causati dall’inflazione e sulla valutazione dell’impatto finanziario: la conoscenza del fenomeno. Chi si è accorto del recente aumento dei prezzi si preoccupa più degli altri ed è maggiormente portato a sostenere che l’andamento attuale influisce sulle proprie decisioni finanziarie. Al contrario, gli intervistati poco o per nulla consapevoli dell’attuale andamento dei prezzi affermano che il fenomeno ha un impatto minimo, se non inesistente, sulle proprie abitudini di spesa e di investimento. “Chi comprende gli attuali eventi può valutarli meglio e agire di conseguenza”, spiega Kuhn. “Rispetto all’estero, poi, in Svizzera l’aumento dei prezzi è per il momento moderato e non tocca ancora tutti i settori. È normale quindi che non tutti siano a conoscenza della tematica. Ma la situazione è destinata a cambiare nei prossimi mesi”, mette in guardia lo specialista di Comparis.
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