Svizzera
«L’immigrazione soddisfa le esigenze del mercato del lavoro»
foto: Crinari
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Keystone-ats
4 anni fa
Lo ha indicato oggi la SECO, presentando il 16esimo rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e UE. In Ticino emergono tuttavia molti più limiti rispetto alle altre regioni

«L’immigrazione che la Svizzera ha vissuto negli ultimi anni sembra aver soddisfatto le esigenze del mercato del lavoro», ha indicato oggi la Segreteria di Stato dell’Economia (SECO) presentando a Berna il 16esimo rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e UE.

Stando al rapporto, il potenziale della manodopera indigena e straniera viene «utilizzato in modo soddisfacente» nella Confederazione. In Ticino emergono tuttavia molti più limiti rispetto alle altre regioni.

In tutte e tre le regioni linguistiche, l’immigrazione nel contesto della libera circolazione delle persone ha svolto negli ultimi anni un ruolo chiave nella crescita dell’occupazione, secondo quanto riporta il rapporto, pubblicato a meno di tre mesi dalla votazione del prossimo 27 settembre sull’iniziativa UDC «per un’immigrazione moderata (iniziativa per la limitazione)».

Secondo Boris Zürcher, direttore della divisione lavoro presso la SECO, i timori iniziali che gli svizzeri sarebbero stati esclusi dal mercato del lavoro a causa dell’Accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone (ALC) non sono stati confermati.

Maggiore flessibilità

La SECO ritiene inoltre che gli immigrati UE/AELS offrono maggiore flessibilità al mercato del lavoro svizzero: «è più probabile che lavorino di notte o di sera rispetto ai lavoratori nati in Svizzera», ha indicato Roland Müller, direttore dell’Unione svizzera degli imprenditori, aggiungendo che l’accordo sulla libera circolazione delle persone ha favorito anche l’arrivo di lavoratori altamente qualificati.

La maggiore flessibilità dei lavoratori stranieri è stata sottolineata anche dalla direttrice della SECO Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, secondo cui l’ALC ha un ruolo centrale nella promozione dell’economia elvetica. Tuttavia, si è detta «comprensiva» per gli effetti negativi che la libera circolazione ha avuto sui lavoratori elvetici, aggiungendo che la SECO e il Consiglio federale prendono molto sul serio le preoccupazioni, ad esempio tramite l’attuazione di misure di protezione.

Frontalieri

Rispetto alla Svizzera tedesca, la Svizzera romanda e il Ticino hanno registrato un’immigrazione netta più elevata e una crescita più sostenuta dell’occupazione frontaliera, ha detto Zürcher. Inoltre, secondo il funzionario della SECO, tutte e tre le regioni «sono riuscite a sfruttare il potenziale della forza lavoro indigena in parallelo con l’immigrazione in modo sempre più soddisfacente».

Il rapporto rileva tuttavia che in Ticino - tra il 2010 e il 2019 - si è registrato un aumento della partecipazione al mercato del lavoro meno marcato rispetto al resto della Confederazione.

In effetti, la Romandia e il Ticino hanno tassi di disoccupazione più elevati rispetto alla Svizzera tedesca. A Sud delle Alpi, il tasso di disoccupazione ai sensi dell’Ufficio internazionale del lavoro (ILO), in forte aumento tra il 2012 e il 2013, ha riguardato soprattutto gli immigrati provenienti dall’UE/AELS.

La quota parte di frontalieri occupati in Svizzera ha raggiunto il 6,2% nel 2019, in aumento rispetto al 4,7% del 2010.

Salari bassi non significa dumping

Il Ticino rappresenta invece un caso particolare: con una quota del 28,5%, i frontalieri hanno costituito nel 2019 - così come l’anno precedente - una fetta estremamente elevata del mercato del lavoro locale, indica il rapporto. Negli ultimi otto anni la quota dei frontalieri è aumentata significativamente (+5,6% rispetto al 2010), viene indicato nel rapporto della SECO.

Secondo Zürcher, già prima dell’ALC il Ticino registrava un tasso di disoccupazione più alto rispetto alla Svizzera tedesca. Tuttavia, aumento della disoccupazione e aumento dell’immigrazione non sono direttamente collegati, ha aggiunto il direttore della divisione lavoro presso la SECO, aggiungendo che «salari bassi non significa dumping». Si tratta del sedicesimo rapporto e mostra che non c’è stata una sostituzione sistematica, ha poi ribadito.

Salari

Per quanto riguarda i salari, vi sono state alcune disparità tra le tre regioni, ammette la SECO. Il salario medio, tra il 2002 e il 2018, è aumentato dell’1,2% nella Svizzera tedesca, dell’1,1% nella Svizzera francese e solo dello 0,8% in Ticino. Per quanto riguarda il salario lordo, il Ticino (6’306 franchi) è nettamente al di sotto della media elvetica (7’624).

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