
All'iniziativa popolare che chiede il divieto di importazione di "foie gras" va opposto un controprogetto indiretto. Lo ritiene - all'unanimità - la Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio nazionale (CSEC-S), che ha così dato parere positivo alla proposta lanciata dalla commissione gemella del Nazionale. Il Consiglio federale ha già annunciato l'intenzione di introdurre a breve a livello di ordinanza un obbligo di dichiarazione per i prodotti ottenuti da animali ingozzati. Il controprogetto della CSEC-N prevede misure supplementari per limitare le importazioni se, dopo cinque anni dalla sua entrata in vigore, le quantità importate a fini commerciali non saranno diminuite significativamente.
Margine di manovra più alto
La CSEC-S, come detto, sostiene questa proposta. Propone però di completarla allo scopo di conferire al Consiglio federale un margine di manovra più ampio. Concretamente, se dopo cinque anni dall'entrata in vigore dell'obbligo di dichiarazione le quantità importate non dovessero diminuire sensibilmente, il governo avrebbe la facoltà di adottare ulteriori provvedimenti. La palla torna ora nelle mani della CSEC-N, che dovrà preparare un disegno di legge.
Modifica costituzionale
La proposta di modifica costituzionale - "Sì al divieto di importazione di foie gras (Iniziativa foie gras)" - è stata lanciata nel giugno 2022 da Alliance Animale Suisse, un'associazione che raggruppa organizzazioni come Animal Trust, Wildtierschutz Schweiz e Animal équité. Al momento della consegna delle firme, avvenuta verso la fine di dicembre del 2023, Alliance Animale Suisse ha sottolineato come, pur non potendo essere realizzati in Svizzera, tali prodotti vengono importati in massa. Ingozzare oche e anatre è considerata una crudeltà vietata da oltre 40 anni nella Confederazione, aggiungeva l'organizzazione ricordando che, malgrado ciò, vengono importati ogni anno 200'000 chilogrammi di foie gras. Il Consiglio federale si è già espresso contro l'iniziativa, che limiterebbe la scelta dei consumatori. La proposta, inoltre, è ritenuta incompatibile con le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO).