
"Un grave pericolo per l'insieme della piazza economica svizzera". Così le principali associazioni economiche del Paese definiscono l'iniziativa "per il futuro" della Gioventù socialista (GISO), su cui si voterà il prossimo 30 novembre. La proposta di modifica costituzionale chiede l'introduzione di un'imposta federale sulle successioni del 50% con una franchigia unica di 50 milioni di franchi sull'importo complessivo della successione e di tutte le donazioni. Il gettito fiscale andrebbe vincolato all'utilizzo per la lotta ai cambiamenti climatici da parte della Confederazione e dei Cantoni. Se approvata, l'iniziativa causerà tuttavia la svendita di imprese, know-how e tradizioni e la perdita di ingenti entrate fiscali. Misure climatiche efficaci sarebbero sostituite da un'economia pianificata dallo Stato e l'innovazione verrebbe ostacolata, sostengono Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), federazione delle imprese svizzere Economiesuisse e associazione del comparto metalmeccanico ed elettronico elvetico Swissmem, che hanno tenuto oggi una conferenza stampa nella sede dell'impresa EMCH Aufzüge a Berna.
Le criticità segnalate
I quattro imprenditori presenti hanno illustrato i problemi che l'iniziativa della Gioventù socialista causerebbe. A loro avviso, la nuova tassa "metterebbe a rischio la sopravvivenza di imprese familiari tradizionali, che rappresentano importanti datori di lavoro nelle loro regioni e investono molto nell'innovazione e nella formazione in Svizzera". Bernhard Emch, direttore generale della EMCH Aufzüge, ha detto che, se l'iniziativa venisse accettata, sarebbe impossibile trasmettere l'attività alla generazione successiva. "Il nostro capitale risiede in brevetti e nell'azienda, e non è depositato su un conto bancario". "Poiché i nostri attivi non sono liquidi, e dato che sarebbe illusorio ottenere facilmente crediti per pagare l'imposta, l'unica soluzione consisterebbe nel vendere quote della società, se non addirittura l'intera azienda". "Se le imprese vengono spinte finanziariamente al limite nel momento del passaggio alla generazione successiva, si mette a rischio l'intera attività e qualsiasi progresso", ha sostenuto Isabelle Harsch, CEO di Henri Harsch HH. Insomma, per il coproprietario e presidente del cda di SIGA, Marco Sieber, l'iniziativa sarebbe "un autogol": "Se le imprese interessate vengono vendute o trasferite all'estero, in Svizzera si registrerà una diminuzione degli ordini e del gettito fiscale". Le PMI e gli altri contribuenti sarebbero chiamati a colmare il mancato gettito fiscale, ha sottolineato Harsch. Inoltre, ha aggiunto l'imprenditrice, la politica di Donald Trump ha già effetti negativi in Svizzera sulle imprese, la ricerca e l'occupazione, e non è proprio il caso di aggiungerne altri.
La questione climatica
Anche l'argomento climatico non convince gli imprenditori. "Abbiamo bisogno di persone e imprese motivate, non di regolamentazioni statali che divorano denaro e producono pochi risultati", ha sostenuto Wim Ouboter, CEO di Micro Mobility Systems. "Da 28 anni la nostra azienda investe nella mobilità sostenibile, senza aiuti o sovvenzioni statali". Con l'imposta sulle successioni mancherebbero però i fondi necessari per portare avanti le innovazioni a favore della sostenibilità.