Svizzera
Infrastrutture energetiche, le vendite all'estero dividono
immagine Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
Adottato con 15 voti contro 9 un progetto preliminare di modifica di Legge federale che vuole limitare la vendita all’estero di infrastrutture energetiche strategiche come centrali idroelettriche o reti di trasporto della corrente. Favorevoli Ps e Udc, decisamente contro Plr, Pvl, Economiesuisse e Usam

Il progetto di limitare la vendita all'estero di infrastrutture energetiche strategiche come centrali idroelettriche o le reti di trasporto della corrente divide gli ambienti interessati. Assolutamente a favore si schierano Ps e Udc e risolutamente contro Plr, Pvl, Economiesuisse e Usam.

Il progetto preliminare
Lo scorso mese di ottobre la Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia (Capte) del Consiglio nazionale, con 15 voti contro nove, ha adottato un progetto preliminare di modifica della Legge federale sull'acquisto di fondi da parte di persone all'estero (Lafe, comunemente nota come Lex Koller, dal nome dell'ex capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia Arnold Koller) secondo cui le vendite di tali infrastrutture ad attori esteri, siano essi statali o privati, va sottoposta a obbligo di autorizzazione. Attualmente la Lafe restringe la vendita di immobili. Il disegno di legge, che trova la sua origine in un'iniziativa parlamentare della consigliera nazionale Jacqueline Badran (Ps/Zh) del dicembre 2016, è stato posto in consultazione fino ad oggi. La deputata socialista aveva inoltrato il suo testo partendo dalla constatazione che alcune società elettriche versavano in una difficile situazione economica e che vi erano progetti di vendere parti dell'infrastruttura all'estero.

Centralità della sicurezza d'approvvigionamento
Per il Ps, la vendita di infrastrutture essenziali a stranieri deve essere esclusa per principio. La produzione e la distribuzione dell'elettricità devono essere di competenza del settore pubblico. La privatizzazione parziale, già iniziata, è un disastro dal punto di vista della politica di regolamentazione. Lo dimostra l'Ue con il suo mercato zoppicante, con l'aumento dei prezzi e con la mancanza di sicurezza nell'approvvigionamento. I Verdi non hanno partecipato alla consultazione, ma sostengono il progetto di legge nella sua forma più rigorosa, secondo la quale anche le partecipazioni di minoranza dovrebbero essere soggette ad autorizzazione. Anche l'Udc sostiene l'idea di sottoporre le infrastrutture energetiche alla Lex Koller, soprattutto in vista della prevedibile penuria di elettricità. Più globalmente il partito si batte affinché sia fatto tutto il possibile, in tutti i settori strategici, per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento.

Revisione superflua
Pur condividendo queste preoccupazioni, il Plr reputa sbagliato procedere tramite una revisione della Lex Koller. I controlli sugli investimenti si scontrano con la filosofia anti-protezionistica dei liberali e ostacolano la libertà economica. Inoltre, a loro avviso, la proposta è superflua dato che quasi il 90% dell'infrastruttura elettrica in Svizzera è in mani pubbliche. L'Associazione delle aziende elettriche svizzere (Aes) ha un parere molto simile. Non è opposta all'idea di proteggere infrastrutture critiche, ma trova inappropriata la via scelta. Il fatto che gli impianti siano in mani svizzere è già sufficientemente garantito dalla legge attuale. Oltre a interferire con la libertà economica e la garanzia della proprietà, la proposta renderebbe gli investimenti inutilmente difficili. Il settore energetico sarebbe unilateralmente svantaggiato, aggiunge l'Aes. Per i Verdi liberali (Pvl) il disegno di legge non è solo inutile, ma dannoso. Le norme attuali già permettono di evitare i problemi temuti dalla Capte. Inoltre, stando al Pvl, le regole proposte potrebbero essere facilmente aggirate.

No al controllo degli investimenti
Economiesuisse (che rappresenta decine di migliaia di imprese, tra cui le più grandi multinazionali) non vuol sentir parlare di controllo degli investimenti. Seguire la proposta della Capte significherebbe farsi paladini del protezionismo senza alcuna ragione oggettiva, sostiene l'organizzazione padronale. Per Economiesuisse il progetto legislativo si inserisce nella tendenza attuale a voler maggior controllo sugli investimenti, dopo gli episodi di acquisizioni da parte di aziende cinesi e fondi sovrani. Tuttavia, non ci sono indicazioni dell'aspirazione cinese a mettere le mani sul settore energetico svizzero.

Revisione bocciata anche dall’Usam
Anche l'Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam, a cui fanno riferimento le piccole e medie imprese) boccia la revisione della Lex Koller. Il progetto della Capte va ben oltre la protezione delle infrastrutture, costituisce una grave violazione della libertà economica e contraddice gli obblighi internazionali della Svizzera. Inoltre, le richieste dell'iniziativa parlamentare da cui è partito il progetto di legge sono soddisfatte dalle norme esistenti.

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