
L’impatto del cambiamento climatico è già ben visibile, e ciò non può che impattare il mondo dello sci: con stagioni sempre più corte e nevicate sempre più incerte, alcuni impianti di risalita sono messi in difficoltà. Che fare quindi con gli stabili caduti in disuso? Il consigliere nazionale dei Verdi Cristophe Clivaz (VS) propone di istituire un fondo preventivo dedicato allo smantellamento di queste strutture.
Anche il CF prevede smantellamenti in futuro
Lo stesso Clivaz, professore all’istituto di geografia e sostenibilità dell’Università di Losanna, aveva già depositato un’interpellanza al Consiglio Federale sull’argomento, nella quale chiedeva se è previsto che lo smantellamento delle stazioni sciistiche crescerà in ampiezza nei prossimi anni. Inoltre, il consigliere nazionale ricordava che l’articolo 19 della Legge Federale sulle installazioni a fune prevede lo smantellamento obbligatorio a spese del proprietario quando la struttura viene messa fuori servizio definitivamente. Tuttavia, si legge nel testo di Clivaz, “non è soprendente che nella pratica ci sia un lungo scarto tra la chiusura e lo smantellamento di queste infrastrutture, dato che questa spesso è accompagnata da grandi difficoltà finanziarie delle società che le gestiscono”.
Nella sua risposta, il Consiglio Federale ha affermato di condividere l’opinione dell’autore dell’interpellanza quanto agli sviluppi futuri: è lecito aspettarsi che in ragione del cambiamento climatico nel prossimo futuro altri impianti di risalita non saranno più utilizzati e andranno smantellati. E per quanto riguarda queste operazioni? In questi casi Il Consiglio Federale ha fatto sapere che, sebbene in alcuni rari casi ci possono essere dei problemi finanziari che complicano lo smantellamento, la problematica non è tale da giustificare delle nuove misure legali.
Il caso di Super-Saint-Bernard, chiusa da 12 anni
Una delle stazioni che attende di essere smantellata è proprio quella di Super Saint-Bernard, in Vallese. La struttura è inattiva dal 2010, come spiega le Matin, e attende un nuovo proprietario o, nel peggiore dei casi, di essere demolita. L’Ufficio Federale dei Trasporti indica che al momento la stessa situazione concerne 14 stazioni a livello nazionale, ma non ne specifica l’ubicazione. Lo smantellamento della struttura vallesana è un caso spinoso: una volta che la società che gestisce l’impianto dichiara bancarotta, la responsabilità dello smantellamento è contesa tra comune e cantone. Tuttavia, come dichiara il sindaco del piccolo villaggio di Bourg-Saint-Pierre, i 2 milioni di franchi necessari per l’operazione sono troppi. La questione non è da sottovalutare: “è una situazione che prenderà un posto importante nello sviluppo politico ed economico della Svizzera intera”, sostiene il sindaco.
Atto parlamentare in vista
Per Clivaz stazioni come quelle di Super-Saint-Bernard vanno smantellate per preservare la biodiversità e il paesaggio. Per questo motivo il consigliere nazionale dei Verdi sta preparando un nuovo atto parlamentare per la creazione di un fondo dedicato. Nel frattempo, il parlamentare si è cimentato in discussioni con l’associazione delle Funivie Svizzere per testare l’interesse alla creazione del fondo in questione, che potrebbe essere riutilizzato per degli investimenti. Contattata da Le Matin, l’associazione al momento non giudica necessario aprire un fondo in ragione del numero limitato di impianti toccati.
La situazione in Ticino
Il problema della riduzione delle nevicate si fa sentire anche in Ticino. MeteoSvizzera ha affermato che l’inverno 2021/22 a Sud delle Alpi è stato il più mite e asciutto dal 1864, e l’altezza della neve al suolo ha toccato il valore più basso dall’inizio delle misurazioni. Le condizioni metereologiche hanno avuto un’influenza sugli impianti di risalita ticinesi: il dato dell’affluenza ha segnato un calo del 79% rispetto alla stagione precedente. È molto probabile che questa problematica si presenterà anche in futuro. Per ora la politica è compatta nell’intento di evitare uno smantellamento delle strutture, da una parte, puntando sulla multistagionalità; a questo principio è vincolato il credito del Gran Consiglio agli impianti di risalita per il 2021-2025. Con altre soluzioni si è deciso di puntare su una stagione specifica, come ha fatto il Tamaro per l’estate.
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