
Il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB) avverte: "il taglio del canone minaccerebbe il servizio pubblico mediatico e la qualità dell’informazione". Il SAB, tramite un comunicato stampa, respinge l’iniziativa popolare «200 franchi bastano! – iniziativa SSR», che sarà sottoposta a votazione l’8 marzo 2026. La proposta vuole abbassare il canone radiotelevisivo dagli attuali 335 a 200 franchi all’anno, una riduzione che, secondo il SAB, causerebbe un calo drastico delle entrate della SSR, rendendola incapace di garantire il proprio ruolo di servizio pubblico. In un periodo in cui numerosi giornali regionali e locali stanno scomparendo, la funzione della SSR è ritenuta dal Gruppo ancora più essenziale per le regioni di montagna e le aree rurali
Un servizio pubblico per tutte le regioni
Il SAB sottolinea che la SSR, grazie alla sua struttura decentralizzata, diffonde notizie provenienti da tutte le parti del Paese, inclusi territori periferici come la valle di Urseren (UR), la Vallée de Joux (VD) o la Val Verzasca (TI). "Nessun altro media nazionale fornisce tali servizi" - si legge nel comunicato - "favorendo la coesione sociale e gli scambi tra le diverse regioni". "Le emittenti radio e TV regionali completano questo lavoro sul territorio".
Contro una crescente polarizzazione
Il Gruppo ricorda che il servizio pubblico mediatico necessita di un finanziamento stabile, dato che informazione, cultura e formazione non sono attività redditizie. "Oggi i media tradizionali devono competere con piattaforme gratuite come TikTok o X, regolate da algoritmi che mostrano agli utenti contenuti sempre più simili ai loro precedenti clic". Ciò aumenta il rischio "di vivere in una bolla, riducendo la capacità di avere una visione globale dei contenuti consultati", favorendo la polarizzazione sociale . In questo scenario, un giornalismo di qualità che contestualizzi i fatti diventa fondamentale: secondo il SAB, la SSR svolge un ruolo determinante proprio in questo ambito.
