Camere
“Il reato d’assassinio non va prescritto dopo 30 anni”
Reguzzi
Reguzzi
Keystone-ats
2 anni fa
È quanto prevede una modifica del Codice penale elaborata dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati e inviata in consultazione fino al 16 di aprile.

Chiunque - ad eccezione di un minore - si macchi di assassinio, reato che implica una condanna a vita, non deve beneficiare della prescrittibilità. Il termine di prescrizione per questo crimine è attualmente di 30 anni. È quanto prevede una modifica del Codice penale elaborata dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (CAG-S) e inviata in consultazione fino al 16 di aprile.

Un dibattito contrastato

La modifica del codice fa seguito a un'iniziativa del Canton San Gallo approvata dalle Camere nel 2021. Rispetto al testo dell'iniziativa, la CAG-S ha considerato solo il crimine di assassinio, e non tutti i "reati gravi" passibili di una pena detentiva "a vita", spiega una nota odierna dei servizi parlamentari. La proposta sangallese è stata oggetto di un dibattito assai contrastato in commissione, spiega il comunicato. In particolare si è soppesato l'interesse dei congiunti delle vittime affinché le circostanze dell'assassinio siano chiarite e il suo autore venga punito, al quale si contrappone l'importanza della prescrizione ai fini del ripristino della pace giuridica.

Allineate le due camere

Un altro punto controverso della questione riguarda i progressi tecnologici, in particolare le analisi del Dna, e su come queste ultime possano influire nella pratica sulle indagini di delitti commessi decenni prima. Come ricordato, il parlamento ha accolto l'iniziativa nel 2021. Dopo un primo voto negativo degli Stati, i "senatori" sono ritornati sui loro passi - per un solo voto, 21 a 20 - adeguandosi al parere positivo (anche in questo caso di misura) del Consiglio nazionale.

Cosa dice oggi la legge

Attualmente il diritto penale prevede l'imprescrittibilità per il genocidio, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra e gli atti terroristici qualificati, nonché i reati sessuali o pedopornografici commessi su bambini. Con la sua iniziativa, San Gallo voleva abolire la prescrizione per chi ha commesso un reato grave. Nelle motivazioni dell'iniziativa, si sottolinea che i termini attuali potrebbero impedire la risoluzione di taluni casi. In particolare, i progressi delle analisi genetiche consentirebbero agli inquirenti di trovare le prove della colpevolezza di un sospetto molti anni dopo i crimini.

 

I tag di questo articolo