
Il Partito Comunista esprime, tramite un comunicato stampa, forte preoccupazione per le recenti decisioni del Parlamento svizzero in materia di difesa. Le critiche riguardano la delocalizzazione di SwissP Defence e l'allentamento della legge sul materiale bellico come una minaccia alla neutralità svizzera, sottolineando inoltre i rischi legati alla privatizzazione.
“Il Parlamento si piega alla NATO”
Da un lato, il Consiglio degli Stati ha approvato una mozione contro la delocalizzazione di SwissP Defence, oggi in mano al gruppo privato italiano Beretta, misura che – secondo il PC – non sarebbe stata necessaria se l’azienda (un tempo parte integrante della RUAG Ammotec) fosse rimasta pubblica. Dall’altro, il Consiglio Nazionale ha dato il via libera a un significativo allentamento della legge sul materiale bellico, permettendo alle imprese svizzere di esportare armamenti verso paesi coinvolti in conflitti armati, “in maggioranza membri della NATO”. Per il Partito Comunista, queste scelte rappresentano una “svolta gravissima per la neutralità svizzera, che trasforma il Paese in parte indiretta di guerre altrui".
RUAG Ammotec, privatizzazione e perdita di sovranità
Il comunicato definisce la trasformazione di RUAG Ammotec da impresa statale a proprietà privata "un caso emblematico dei rischi legati alla privatizzazione". Finché era statale, la produzione militare rispondeva a un controllo democratico e a un mandato di interesse generale; con il passaggio a Beretta, sarebbe invece prevalsa la logica del profitto. Il PC accusa l’azienda di non aver rispettato gli impegni sulla tutela dei posti di lavoro e di esercitare pressioni politiche per ampliare i mercati internazionali del commercio d’armi, spingendo verso l’allentamento normativo.
“Frattura nella neutralità elvetica”
Come già dichiarato nel 2022, il Partito Comunista ribadisce che la privatizzazione ha comportato la perdita del controllo pubblico sull’esportazione di munizioni, rendendo inevitabile che armi svizzere finiscano in paesi in guerra. Per il PC, una Svizzera che esporta armamenti non può più considerarsi neutrale. Il comunicato si chiude con un attacco diretto all’UDC, accusata di incoerenza per aver difeso la neutralità “a parole” mentre sostiene scelte che, secondo il Partito Comunista, favoriscono interessi militaristi legati alla NATO.
