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Il diritto all’aborto in Svizzera “non va limitato”
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Keystone-ats
3 anni fa
È quanto pensa la stragrande maggioranza del Consiglio nazionale che, con 132 voti contro 36 e 11 astenuti, ha bocciato una mozione di Yvette Estermann (UDC/LU) che chiedeva di ridurre drasticamente il numero di interruzioni di gravidanza

Il diritto all’aborto in Svizzera non va limitato. È quanto pensa la stragrande maggioranza del Consiglio nazionale che, con 132 voti contro 36 e 11 astenuti, ha bocciato una mozione di Yvette Estermann (UDC/LU) che chiedeva di ridurre drasticamente il numero di interruzioni di gravidanza praticati dopo la dodicesima settimana di gestazione. Ogni anno in Svizzera sono eseguiti 400-500 aborti dopo la dodicesima settimana, ricorda la lucernese nel suo atto parlamentare. Queste interruzioni “rappresentano un grande disagio per le donne in gravidanza, i loro partner, le loro famiglie e i professionisti coinvolti”, sostiene la democentrista.

Citando uno studio della Commissione nazionale d’etica per la medicina umana (CNE), che ha elencato diversi aspetti problematici, Estermann ha ricordato come gli aborti tardivi siano praticati prevalentemente a causa di una malattia o di una malformazione del nascituro. Può così capitare che siano eseguiti aborti a causa di problemi fisici che si sarebbero potuti trattare chirurgicamente prima o dopo il parto. Per la lucernese i genitori interessati dovrebbero pertanto ricevere “informazioni complete e pertinenti sull’eventualità di una diagnosi errata e sui rischi di un aborto”. Andrebbero anche ragguagliati sulle possibilità di trattamento delle malformazioni infantili e sulle possibilità di sopravvivenza e la potenziale qualità di vita dei bambini con anomalie.

In Svizzera, nel confronto internazionale, il tasso d’interruzione di gravidanza è basso, ha replicato il consigliere federale Alain Berset. Dei 10’457 aborti praticati nel 2018, solo 528 (il 5%) sono inoltre avvenuti dopo la dodicesima settimana. La nuova legge federale sugli esami genetici sull’essere umano, adottata dalle Camere nel 2018, contiene già prescrizioni più precise. Questa stabilisce ad esempio che qualora la donna prenda in considerazione la possibilità di interrompere la gravidanza, nel colloquio di consulenza deve essere informata anche sulle possibili alternative all’aborto e sull’esistenza di associazioni per genitori di disabili e di gruppi di mutua assistenza, ha in seguito ricordato il ministro della sanità.

Il Consiglio nazionale ha poi bocciato una seconda mozione, di Erich von Siebenthal (UDC/BE), che chiedeva misure per migliorare la consulenza alle donne con gravidanze problematiche che pensano di ricorrere all’aborto. Le offerte di consulenza e accompagnamento disponibili oggi sono sufficienti, ha ribadito Berset. Da notare che sul tema potrebbe esprimersi anche il popolo: la stessa Yvette Estermann e Andrea Geissbühler (UDC/BE) hanno lanciato due iniziative popolari che chiedono rispettivamente di introdurre un giorno per riflettere sulla decisione e il diritto alla vita per il feto una volta raggiunta un’età in cui può teoricamente respirare e sopravvivere al di fuori del ventre materno. La scadenza per la raccolta firme è il 21 giugno 2023.

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