
Il Consiglio federale ha deciso ieri di elaborare misure per assicurare a lungo termine il finanziamento del Centro svizzero d'informazione tossicologica (Tox Info Suisse). Il servizio, che lo scorso anno ha ricevuto 42'000 chiamate, è a rischio chiusura a causa di problemi finanziari. Alla fine di febbraio era stato reso pubblico che il consiglio di fondazione di Tox Info Suisse aveva inviato una lettera alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, direttrice del Dipartimento federale dell'interno (DFI), cui compete la sanità, per chiedere un maggiore sostegno della Confederazione. Inoltre in luglio, oltre 100'000 persone hanno firmato una petizione per salvare il numero 145.
Preoccupazione condivisa
Visibilmente il Consiglio federale condivide queste preoccupazioni. Mira a ristabilire il sistema di finanziamento adottato sin dalla fondazione del Centro una sessantina di anni fa, ossia con contributi di attori privati, del settore pubblico nonché mediante entrate provenienti da altre fonti, come contratti di prestazioni di servizi con ospedali o donazioni, indica un comunicato del governo pubblicato oggi. Se non venisse raggiunto alcun accordo, il DFI sarà incaricato di elaborare un progetto di legge. Negli ultimi anni i finanziatori privati del servizio si sono progressivamente ritirati, mentre Confederazione e Cantoni hanno aumentato i loro contributi. Ciò non è comunque bastato a coprire i costi operativi annuali, pari approssimativamente a 4,35 milioni di franchi. Già gravato da un deficit di circa 800'000 franchi nel conto annuale 2024, Tox Info Suisse prevede un ulteriore incremento dei costi nei prossimi anni e ha pertanto chiesto maggiori contributi alla Confederazione. Un aumento a breve termine dei contributi del settore pubblico o addirittura una copertura completa del deficit non sono possibili alla luce della difficile situazione finanziaria della Confederazione, scrive il governo.
Bastone solo se carota non funziona
Tox Info Suisse in media fornisce 40'000 consulenze all'anno a persone che chiamano da tutta la Svizzera. I prodotti chimici (33%) e i medicamenti (37%) figurano tra le cause d'intossicazione più frequenti per cui ci si rivolge al Centro d'informazione. Altre cause sono ad esempio le derrate alimentari, i cosmetici, i funghi, le piante o gli animali velenosi. Alla luce di questi dati, il Consiglio federale ritiene che i fabbricanti di prodotti chimici e medicamenti abbiano il dovere di continuare a contribuire al finanziamento del numero 145. Il DFI mira a raggiungere entro la fine dell'anno un accordo con i settori interessati che assicuri una partecipazione ai costi. Parallelamente, Tox Info Suisse verrà sottoposto a una verifica esterna dell'economicità entro aprile 2026. Per garantire il mantenimento del Centro nel caso in cui non venisse raggiunto alcun accordo si sta inoltre elaborando un progetto che sarà posto in consultazione. Il Consiglio federale ha incaricato il DFI di sottoporgli il disegno di legge entro aprile 2026.
Il progetto
Il progetto conterrà una modifica dell'attuale Legge federale sulla protezione contro le sostanze e i preparati pericolosi (LPChim) secondo cui la Confederazione designa un Centro d'informazione tossicologica e provvede alla sua copertura finanziaria. La norma dovrebbe essere adeguata in modo da obbligare i fabbricanti di prodotti chimici a garantire l'operatività e il finanziamento di tale centro come requisito per poter immettere sul mercato i loro prodotti. Un obbligo analogo andrebbe imposto anche ai titolari di omologazioni di medicamenti e sancito nella Legge sugli agenti terapeutici (LATer). Il nuovo obbligo riguarderebbe circa 5000 aziende nel settore dei prodotti chimici e circa 1000 in quello degli agenti terapeutici e comporterebbe per ciascuna di esse costi annuali dell'ordine di alcune centinaia di franchi (per i fabbricanti di prodotti chimici) o di alcune migliaia di franchi (per i titolari di omologazioni di medicamenti). La Confederazione e i Cantoni continueranno a sostenere Tox Info Suisse nella misura attuale.