Svizzera
Il confinamento nella testa degli svizzeri
Foto Shutterstock
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Filippo Suessli
4 anni fa
Uno studio del Politecnico e dell’Università di Losanna ha studiato come i cittadini hanno vissuto il periodo di lockdown

Il 55% degli svizzeri ha telelavorato, il 40% ha convissuto con un telelavoratore durante il parziale confinamento dei mesi di marzo e aprile. Per questo la sfida più grande è stata riorganizzarsi e adattare i propri spazi vitali perché fossero pronti sia ad accogliere la vita privata che quella professionale. È quanto emerge da uno studio del Politecnico federale di Losanna e dell’Istituto di psicologia dell’Università di Losanna.

Per le donne è stato peggio

Secondo quando riscontrato dai ricercatori, il lockdown ha aumentato le disparità di genere. Il 3% di chi ha risposto al sondaggio ha dichiarato di aver perso il lavoro durante la pandemia, di questi il 70% erano donne. Sono sempre le donne ad aver dichiarato di aver visto peggiorare le proprie condizioni di lavoro. Infine, una donna su due ha dichiarato di essersi occupata da sola della formazione a casa dei figli (tra gli uomini, invece, solo il 10% ha risposto così).

Volontariato, cibo e ambiente

C’è poi il lato positivo della medaglia. Durante il lockdown in Svizzera è aumentata la voglia delle persone di dedicarsi al volontariato, così come è aumentato il desiderio di aumentare la propria indipendenza alimentare e quella del Paese, attraverso l’autoproduzione e l’accorciamento della filiera della distribuzione. Più complicato, invece, il settore dei trasporti. Pur essendovi una voglia di sostenibilità ambientale, la paura del contagio ha pesato sui trasporti pubblici.

Sfiducia nelle autorità

Gli autori, concludendo la loro analisi, sottolineano però una contraddizione. “Da una parte gli intervistati hanno mostrato un desiderio per dei cambiamenti sociali, per degli approcci sostenibili e un maggior coinvolgimento a livello locale, dall’altra una visione disillusa verso il futuro”, ha dichiarato il ricercatore Garance Clément. “Le persone stanno cercando modi collettivi per trasformare queste idee in iniziative tangibili, perché non sono convinti che le autorità pubbliche siano in grado di farlo”.

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