
L'identificazione elettronica, gratis e facoltativa, renderà più sicuro, semplice ed efficiente interagire online con le autorità o le imprese. Parola del Consigliere federale Beat Jans, che invita ad approvare la legge sul mezzo d'identificazione elettronico statale (Id-e) in votazione il prossimo 28 di settembre.
Situazione attuale insoddisfacente
Attualmente, in Svizzera non esiste un Id-e sicuro, ha spiegato il "ministro" di giustizia e polizia (DFGP). L'unico modo per dimostrare chi sei almeno nel mondo analogico, fisico, è prendere la carta d'identità, ha spiegato Jans con in mano il suo documento di legittimazione. "Oggi però non è possibile fare la stessa cosa nel mondo digitale" - ha sottolineato - aggiungendo invece "che un qualsiasi Bot - sofware che esegue attività automatizzate, spesso imitando il comportamento umano, n.d.r - potrebbe farlo al mio posto, danneggiandomi". È ora di porre fine a questa situazione, ha affermato il consigliere federale socialista, con un'identità elettronica facoltativa, sicura, e gratuita emessa e gestita dallo Stato.
Lezione imparata
"Siamo consapevoli - ha specificato ancora Jans - che quattro anni fa il popolo ha detto 'no' a un'identità elettronica, soprattutto perché sarebbe stata emessa da imprese private". Ma dopo aver tratto i dovuti insegnamenti da questo rovescio, Parlamento e Governo hanno cambiato rotta. La nuova legge federale sul mezzo d'identificazione elettronico e altri mezzi di autenticazione elettronici (legge sull’Id-e), contro la quale è stato lanciato il referendum, istituisce una base legale per introdurre un Id-e statale, ha sottolineato Jans, specificando che tutti i gruppi parlamentari hanno sostenuto questa soluzione. L'Id-e, il cui sviluppo e gestione è in mano alla Confederazione, funziona come una carta di identità digitale; i cittadini svizzeri e i titolari di una carta di soggiorno per stranieri potranno però identificarsi online nei confronti di autorità o imprese. ha spiegato il "ministro" basilese. In pratica, chi lo desidera potrà scaricare un'apposita applicazione e chiedere il suo Id-e, che conserverà sul proprio smartphone, ha aggiunto il consigliere federale. Secondo lui la Confederazione, per fare opera di trasparenza, continuerà a dialogare con il mondo scientifico, con l'economia e la società.
Sfera privata, "protezione massima"
Su quest'ultimo aspetto è intervenuto anche il responsabile dell'Ufficio federale di giustizia (UFG), Michael Schöll, il quale ha insistito sull'ampia consultazione svolta che ha coinvolto il mondo scientifico - come i due Politecnici federali - ma anche l'economia e la società. Schöll ha affermato di prendere molto seriamente le critiche allo scopo di fornire un prodotto che sia sicuro a livello di protezione della sfera privata. Questo dialogo - o processo partecipativo come l'ha definito Beat jans - continua, ha assicurato il capo dell'UFG. Ma che cosa si può fare concretamente con un Id-e? Stando a Jans, l'Id-e farà risparmiare tempo all'utilizzatore, ma anche alle autorità, e costi. Con un Id-e - che conterrà solo le informazioni strettamente necessarie come nome, cognome e data di nascita - sarà per esempio possibile ottenere un certificato di domicilio o un estratto del casellario giudiziale, ma anche diplomi oppure la patente di guida. L'Id-e può essere utilizzato anche per dimostrare l'età quando si desidera acquistare online un prodotto soggetto a limiti d'età. Per garantire la protezione della sfera privata, un elemento che ci sta molto a cuore, ha aggiunto il responsabile del DFGP, i dati verranno conservati in maniera decentralizzata. La Confederazione, ha aggiunto, non potrà conoscere chi ha richiesto un Id-e, mentre l'utilizzatore potrà sapere prima di collegarsi a un sito, mediante l'app, quali autorità o istanze sono degne di fiducia, ossia garantiscono una protezione ottimale delle informazioni.
Oppositori scettici
Dal canto loro, gli oppositori temono che l'Id-e non sia sicuro e non protegga a sufficienza la sfera privata: verrebbero trattati molti dati sensibili, con un rischio di abusi e di sorveglianza di massa. A loro avviso, le persone senza smartphone saranno discriminate e non vi sono garanzie solide che l'Id-e rimarrà facoltativo.