
La buona situazione congiunturale aiuta anche i lavoratori di più di 50 anni a trovare un nuovo lavoro dopo un licenziamento, ma le differenze fra i singoli casi sono notevoli e rimane sempre uno scarto importante con i tempi necessari ai colleghi più giovani. È quanto emerge da un'analisi pubblicata oggi dalla società von Rundstedt.
L'azienda attiva nella consulenza per le risorse umane ha condotto un sondaggio sulla base di 1450 persone che hanno perso l'impiego nel 2018 e sulle relative 182 aziende interessate, attive in vari settori.
È emerso che il periodo medio di tempo che gli over 50 hanno bisogno per ritrovare un lavoro è di 6,8 mesi: un dato inferiore a quello del 2017 (7,9 mesi) e dei due anni precedenti (rispettivamente 8,3 e 8,2 mesi), ma comunque ben superiore a quello delle altre categorie di età: 5,2 mesi per i 40-50enni, 4,3 mesi per i 30-40enni e 3,6 mesi per chi ha meno di 30 anni.
Inoltre gli specialisti di von Rundstedt sottolineano come fra i lavoratori più anziani i divari siano notevoli, assai più che in altre categorie. Questo significa che vi sono molti ultra 50enni che ritrovano rapidamente un'occupazione, ma anche che tanti altri rimangono a lungo a casa.
Notevolmente diversa è anche l'evoluzione del salario con il nuovo impiego: chi ha meno di 30 anni guadagna il 9% in più, i 30-40enni osservano lo stipendio rimanere stabile, i 40-50enni scendono del 2%, mentre gli ultra 50enni vedono la retribuzione contrarsi del 12%.
Importante è anche il divario nei tempi di ritorno a un'occupazione a seconda del profilo: chi ne ha uno "facile" ci mette 3,8 mesi a trovare un lavoro, per uno "medio" servono 5,8 mesi, mentre per uno "difficile" occorre aspettare 11,8 mesi. Secondo von Rundstedt in futuro questa polarizzazione si accentuerà ulteriormente.
Il sondaggio mette anche in luce la tendenza ad assumere un'attività indipendente: è stato il caso del 12% degli interpellati nel 2018, un netto aumento rispetto al 5% dell'anno prima. Per questa progressione definita "enorme" dagli estensori della ricerca vengono addotte due motivazioni: da una parte la frammentazione dell'economia, dall'altra il fatto che il passaggio alla ditta propria per molti lavoratori con profilo difficile è l'unico modo per rimanere sul mercato.
La situazione è resa ancora più difficile per il fatto che i datori di lavoro possono rimanere ancorati alla loro precisa ricerca, senza ammettere candidati di altri ambiti, perché possono contare su un mercato del lavoro aperto e globale.
Lo studio mette in luce anche che i licenziamenti sono più di natura strutturale che congiunturale: avvengono per esempio nel settore finanziario (dal 22% dell'intero campione del 2017 al 32% dell'anno scorso) o in quello farmaceutico (dal 24% al 27%), che stanno
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