Società
I cittadini svizzeri vogliono “meno lavoro e più flessibilità”
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
Uno studio dell'Associazione delle aziende svizzere di servizi per il personale (Swissstaffing) mostra come "la flessibilità sia sempre più auspicata dai lavoratori, ma nella pratica sia solo parzialmente praticabile".

Diminuire le ore lavorative e avere più flessibilità, sono questi i risultati di uno studio di swissstaffing -l'associazione delle aziende svizzere di servizi per il personale- e gfs-zürich sui lavoratori svizzeri. I dati sono stati raccolti dalle interviste di 1230 cittadini in età lavorativa tra i 18 e i 70 anni, con un campione di 169 persone inattive e 325 non occupate. A causa dell'aggravarsi della carenza di manodopera, le esigenze dei lavoratori sono sempre più al centro dell'attenzione. Lo studio rivela che la flessibilità è un bisogno centrale per i cittadini, ma nella realtà è solo parzialmente praticabile. Analizzando i risultati hanno scoperto che la metà degli intervistati non attivi accederebbe al mercato del lavoro se avesse la possibilità di gestire il proprio orario e volume di occupazione in modo flessibile. Questo è importante per circa l'80% dei lavoratori, tuttavia solo per una buona metà di loro ciò è possibile. Il 79% vede in ciò un'opportunità per conciliare meglio lavoro e famiglia e per stimolare la responsabilità personale, mentre il 67% riconosce un aumento della produttività.

Aumentare i carichi di lavoro non è la soluzione

Per alleviare la carenza di forza lavoro gli esponenti della politica e dell'economia puntano a un maggiore sfruttamento del potenziale occupazionale interno: i lavoratori a tempo parziale dovrebbero aumentare il loro carico di lavoro e le persone non attive dovrebbero accedere al mondo del lavoro. Il sondaggio dimostra che questi approcci non sono molto popolari tra i cittadini. Nel complesso, sono di più gli occupati che vorrebbero ridurre il proprio carico di lavoro (il 33%) rispetto a quelli che vorrebbero aumentarlo (il 13%). Una possibile soluzione alternativa potrebbe essere la flessibilità, infatti secondo il sondaggio, il 48% dei non occupati accederebbe al mercato del lavoro, se avesse la possibilità di gestire il proprio orario e volume di lavoro. Questo dato potrebbe essere fondamentale per le aziende considerata la previsione sulla carenza della manodopera per i prossimi anni. Inoltre, non è da sottovalutare anche il rischio di fuga delle risorse: sebbene la maggior parte degli occupati sia soddisfatta del proprio posto di lavoro, quasi la metà si dice propensa a un cambio se si presentasse una buona occasione.

Il prestito di personale

Il lavoro temporaneo quale forma di lavoro flessibile integra le persone non attive nel mercato del lavoro grazie a soglie di accesso più basse. Complessivamente, il 45% dei non attivi sarebbe disposto a lavorare tramite piattaforma o prestatore di personale. D'altro canto, i prestatori di personale favoriscono già oggi, con il loro modello di business, il lavoro flessibile. Un approccio interessante su cui fa affidamento un istituto nel settore delle cure infermieristiche mostra la strada da seguire: il personale infermieristico fisso pianifica per primo il proprio calendario dei turni di lavoro. Le rimanenti lacune nel piano di lavoro vengono colmate dalle risorse temporanee di un prestatore di personale. Ciò significa che i dipendenti possono pianificare autonomamente il proprio orario di lavoro durante tutto il mese.

Una modernizzazione delle norme

Lo studio dimostra che per poter sfruttare in modo ottimale il potenziale occupazionale nazionale è importante soddisfare le esigenze in materia di orario di lavoro flessibile attraverso una modernizzazione del quadro giuridico. Questo perché le rigide normative non vanno incontro alle esigenze della popolazione in cerca di occupazione. Secondo i dati, il lavoro flessibile è la chiave per sfruttare il potenziale occupazionale nazionale e può alleviare la carenza di manodopera. In quanto precursore del lavoro flessibile, il lavoro temporaneo contribuisce alla soluzione, aiutando a vincere le sfide del futuro mercato del lavoro in un quadro regolato dalla legge e dal partenariato sociale. Le richieste dei politici di limitare il lavoro temporaneo, pertanto, non costituiscono delle soluzioni efficaci.