
Cécile B. è stata condannata oggi dalla Corte d'assise di Ginevra a otto anni e sei mesi di reclusione, per aver ucciso il finanziere francese Edouard Stern la sera del 28 febbraio del 2005, sparandogli quattro colpi di pistola. La donna dovrà inoltre versare alla famiglia del defunto un franco simbolico per il torto morale. Nella sentenza, la giuria ha sottolineato la gravità della colpa commessa dall'imputata. Aprendo il fuoco sull'amante mentre lui, rivestito di una tuta di lattice e legato ad una sedia, non poteva difendersi, la donna ha agito in modo "vile". Non gli ha lasciato inoltre alcuna possibiltà di sopravvivere: dopo avergli sparato una prima volta alla testa, Cécile B. lo aveva colpito ad ancora tre riprese. I giurati non sono riusciti a determinare con precisione quale sia stato il movente esatto della donna. Hanno però escluso ch'essa abbia agito a scopo di lucro, per appropriarsi ad ogni costo del milione di dollari che la vittima le aveva versato e poi bloccato. Molto verosimilmente, l'allora 36enne è stata spinta dal desiderio incosciente ed "egoistico" di non perdere l'amante. La giuria ha ammesso che Cécile B. si sia trovata in uno stato di profondo smarrimento, provocato da un ultimo insulto dell'amante: "una puttana che non vale un milione di dollari". Si è allora resa bruscamente conto di non essere altro che una "segretaria sessuale", incaricata di procacciargli altre donne, e non il "grande amore" che lei immaginava. Il processo ha pure rivelato il carattere tumultuoso e tormentato della relazione vissuta dai due protagonisti del dramma. A favore di Cécile B., la giuria ha tenuto conto dell'espressione del suo profondo rammarico, manifestata a più riprese durante il dibattimento. In precedenza, il procuratore generale aveva chiesto una pena di undici anni di prigione, rilevando l'"egoismo puro" dimostrato dall'imputata e il suo comportamento determinato e freddo dopo l'uccisione, quando ha cercato di far sparire tutte le prove che avrebbero potuto incastrarla. La difesa, da parte sua, aveva chiesto che Cécile B. sia liberata quanto prima in modo da potersi curare e per porre un termine al "tango mortale ch'essa balla da sola con un fantasma nella sua cella". Dopo la lettura della sentenza, gli avvocati di entrambi le parti hanno annunciato che non sporgeranno ricorso. Per i suoi legali, Cécile B. è sollevata per non essere stata considerata dalla giuria come una donna avida di denaro. È inoltre soddisfatta che il suo amore per il finanziere non sia stato messo in dubbio. La sentenza placa pure la famiglia del defunto, ha indicato la parte civile. Per i famigliari - Edouard Stern ha lasciato un'ex moglie e tre figli - è importante che il banchiere non sia considerato responsabile della propria morte, ma come una vittima innocente. "La decisione della Corte d'assise rende giustizia alla gravità degli atti commessi e pure ad una donna malmenata dalla vita", hanno sottolineato i legali della famiglia. Tenendo conto dei quattro anni di detenzione preventiva, la quarantenne potrebbe essere posta in libertà condizionata fra 17 mesi. Durato sette giorni, il processo è stato seguito da decine di giornalisti, di cui molti francesi, e da un folto pubblico. Il ritrovamento del corpo di Stern a Ginevra agli inizi del marzo 2005 aveva suscitato numerose ipotesi, fra le quali un regolamento di conti nelle sfere dell'alta finanza, cui apparteneva la vittima. ATS
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