
Il Tribunale federale ha recentemente confermato la revoca del permesso di domicilio di un 38enne cittadino capoverdiano che a più riprese aveva tentato di ingannare le autorità elvetiche per poter beneficiare di un'autorizzazione di soggiorno in Svizzera.
L’uomo era entrato illegalmente nel nostro Paese nel 2002 e vi aveva soggiornato e lavorato illegalmente per 3 anni. Utilizzando una falsa identità, nel 2007 aveva ottenuto un permesso di dimora, diventato di domicilio 5 anni più tardi. Scoperto dal Servizio della popolazione del Canton Friborgo, al 38enne era stato revocato il permesso C e gli era stato intimato di lasciare la Svizzera. Paese che non aveva però abbandonato grazie al matrimonio contratto nel 2014 con una cittadina portoghese, che gli aveva permesso di beneficiare di un nuovo permesso di dimora.
Nel corso di tre controlli di Polizia effettuati nel 2016, tuttaviua, era emerso come presso il suo domicilio non vi fossero praticamente suoi effetti personali. Da qui il sospetto di un matrimonio di comodo, poi confermato da un controllo in dogana del 4 aprile 2016 che aveva appurato come l’uomo, in realtà, vivesse e lavorasse a Marsiglia in quanto “in Svizzera non aveva trovato un impiego”.
Il 6 dicembre 2016 il Servizio cantonale aveva quindi nuovamente revocato il permesso del 38enne capoverdiano, intimandogli di lasciare la Svizzera. La vicenda era approdata fino al Tribunale federale ma i supremi giudici losannesi gli hanno dato torto anche in ultima istanza. Con sentenza del 12 ottobre scorso, la Corte federale ha appurato l’esistenza di un’unione di comodo e ha confermato la revoca del suo permesso di dimora e la sua espulsione dalla Svizzera. A carco del 38enne sono inoltre state poste le spese giudiziarie di 2'000 franchi.
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