
Il consigliare nazionale e membro della Commissione della politica di sicurezza Thomas Hurter (UDC/SH) ha dichiarato di avere sempre avuto dubbi sulle promesse fatte dall'Esecutivo legate al prezzo fisso degli arerei da combattimento F-35. I parlamentari non hanno mai avuto modo di esaminare i contratti stipulati con gli USA, sostiene il democentrista in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). "Non è mai stata istituita una sottocommissione per verificare i dettagli dell'acquisto", spiega il politico e pilota di aerei al quotidiano zurighese. "Ogni volta che qualcuno poneva delle domande a riguardo, il Dipartimento federale della Difesa (DDPS) reagiva quasi in modo aggressivo, ribadendo che 'il prezzo è fisso' e che 'bisogna smettere di chiedere ragguagli'".
"Il Parlamento dovrebbe potersi fidare di una consigliera federale"
Hurter, da sempre sostenitore della campagna d'acquisto, ammette che "a posteriori, avremmo dovuto prestare più attenzione". Tuttavia, "il Parlamento dovrebbe potersi fidare di una consigliera federale", afferma il 61enne riferendosi all'ex responsabile del DDPS, Viola Amherd, la quale per anni ha portato avanti il dossier sottolineando di aver concordato un prezzo fisso con Washington. "Nelle perizie e nei protocolli, pubblicati ora e messi a disposizione delle due commissioni di politica di sicurezza, viene menzionato il termine 'prezzo fisso', anche se mai in relazione al numero di velivoli, né alla data, né all'offerta", dichiara Hurter. A quanto pare, "anche lo stesso Dipartimento ad un certo punto ha iniziato a nutrire qualche dubbio, altrimenti non avrebbe di certo commissionato perizie a degli esperti", puntualizza il consigliere nazionale. Tuttavia "sperare che uno studio legale in Svizzera possa oggi esaminare i contratti stipulati con il Governo statunitense, a mio avviso, è da ingenui. E questo perché contratti riguardanti l'armamento sono molto complessi", aggiunge Hurter, che nell'esercito ricopriva il grado di capitano.
"Non c'è motivo di ripetere la votazione"
Nonostante le controversie che ruotano attorno ai caccia, per il politico è chiaro che la decisione alle urne del settembre 2020 va rispettata. Il credito di 6 miliardi di franchi per l'acquisto del nuovo contingente di F-35, ricorda la NZZ, era stato approvato dal popolo con soli 8'000 voti di scarto. "Non c'è motivo di invalidare né ripetere questa votazione", dichiara Hurter: "All'interno del nostro sistema democratico 'sì' significa 'sì'. Anche una maggioranza ristretta è pur sempre una maggioranza", chiosa il democentrista. Tuttavia, aggiunge, "il quadro finanziario di 6 miliardi deve essere mantenuto e rispettato. La Confederazione deve cercare ora altre vie, ad esempio attuando risparmi interni, oppure acquistando semplicemente un numero minore di aerei". Secondo il pilota - sia di linea che militare - il jet da combattimento statunitense, vanta il miglior rapporto qualità-prezzo. "Grazie alla sua versatilità ne sono stati venduti finora 1'000 esemplari", sottolinea. "Il fatto che anche la NATO abbia scelto questo modello è un punto a favore della qualità del modello F-35", evidenzia Hurter. Ma la Svizzera, considerando la sua neutralità, ha davvero bisogno di aerei da combattimento così all'avanguardia, si interroga il quotidiano zurighese. "L'F-35 è il più venduto al mondo, garantisce un supporto decennale e grazie ai suoi aggiornamenti vengono eliminati i difetti di fabbricazione. Un aereo come il Gripen non avrebbe mai potuto offrire queste caratteristiche", risponde il consigliere nazionale sciaffusano, che all'epoca aveva già mosso critiche nei confronti del jet svedese.
Il nodo del prezzo
Come noto, i caccia che la Confederazione intende acquistare dagli Stati Uniti costeranno più del previsto. Washington ha dichiarato di non essere disposta a concedere alla Svizzera il prezzo fisso che Berna era convinta di aver negoziato. Stando al "ministro" della difesa, Martin Pfister, la Svizzera deve accettare che il prezzo per lotto di produzione corrisponda al valore negoziato tra il governo americano e il costruttore Lockheed Martin. Al momento l'Esecutivo non è ancora in grado di indicare i costi complessivi precisi dell'acquisto poiché dipenderanno essenzialmente dall'ulteriore andamento dell'inflazione negli USA, dall'evoluzione dei prezzi delle materie prime sui mercati mondiali e da altri fattori, come ad esempio gli aumenti dei prezzi dovuti ai dazi doganali imposti dall'amministrazione di Donald Trump a livello mondiale. Da ciò risulta la fascia già comunicata alla fine di giugno dei possibili costi supplementari per l'acquisto degli F-35A, compresi tra i 650 milioni e gli 1,3 miliardi di franchi.