Svizzera
Espulsione terroristi in paesi a rischio, ‘non si può’
Keystone-ats
3 anni fa
Il Consiglio federale propone di stralciare la mozione di Fabio Regazzi perché la ritiene impossibile da attuare dal profilo giuridico: “Violerebbe la Costituzione il diritto internazionale”

In occasione della sua seduta del 4 maggio, il Consiglio federale ha approvato il rapporto sullo stralcio della mozione del consigliere nazionale ticinese Fabio Regazzi “Espulsione di terroristi verso i loro paesi di origine, sicuri o meno”, presentata nel dicembre 2016, nonostante il testo sia stato approvato da entrambe le Camere. Il motivo è legato all’impossibilità di attuare la mozione sotto il profilo giuridico. Il testo sarebbe infatti contrario alla Costituzione e al diritto internazionale, si legge nel rapporto pubblicato questa mattina.

Cosa chiede la mozione
La mozione propone di allontanare i jihadisti condannati che costituiscono una minaccia per la sicurezza interna della Svizzera anche se nel loro Paese rischiano la tortura o un altro genere di trattamento o punizione crudele o inumano. Secondo Regazzi nella prassi vengono fatte prevalere le norme a garanzia del condannato rispetto alla sicurezza del nostro Paese.

Il parere del Governo e delle Camere
Nel suo parere del 1° febbraio 2017 il Consiglio federale aveva già respinto la mozione, rilevando che nessuno può essere rinviato in uno Stato in cui rischia la tortura o un altro genere di trattamento crudele o inumano, anche se questa persona costituisce una minaccia per la sicurezza interna della Svizzera. La mozione è stata tuttavia accolta nel settembre 2018 dal Consiglio nazionale (102 voti favorevoli, 72 contrari e tre astensioni) e sei mesi dopo dal Consiglio degli Stati (22 voti favorevoli, 18 contrari e un’astensione).

Le problematiche
Nel rapporto pubblicato oggi, il Governo rileva che il testo contravviene alla Convenzione sullo statuto dei rifugiati, alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), alla Convenzione contro la tortura(UNCAT) e al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici dell’Onu. Concretamente, se la Svizzera applicasse la mozione la CEDU e l’UNCAT dovrebbero essere disdette per evitare una violazione di questi trattati internazionali. La denuncia della CEDU implicherebbe verosimilmente l’esclusione dal Consiglio d’Europa, di cui la Svizzera ha fatto propri i valori fondamentali in materia di diritti umani e di democrazia, precisa il Governo.

Conseguenze anche per la popolazione svizzera
Anche per gli abitanti del nostro Paese le conseguenze sarebbero gravi giacché non potrebbero più far valere i propri diritti dinnanzi a una delle istituzioni più importanti per la tutela internazionale dei diritti umani, prosegue l’Esecutivo. Il tutto nuocerebbe inoltre gravemente alla credibilità politica della Svizzera a livello internazionale.

Le possibilità che restano
Parallelamente, il Consiglio federale ricorda che ci sono possibilità legali per espellere una persona che minacci la sicurezza interna o esterna della Svizzera verso uno Stato che non è considerato sicuro. Il principio delle assicurazioni diplomatiche tra Stati è previsto per garantire che la persona espulsa non sia in pericolo al ritorno nel suo paese d’origine.

Nuovi mezzi contro il terrorismo
Il rapporto sottolinea infine che dall’adozione della mozione, la Svizzera dispone di un miglior arsenale per affrontare eventuali minacce terroristiche sul suo territorio. Nel 2020 il Parlamento ha deciso di potenziare i mezzi a disposizione del diritto penale per contrastare il terrorismo e nel 2021 il popolo ha approvato la legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo, che consente di intervenire in maniera più precoce e preventiva in presenza di indizi.

Espulsi 23 terroristi negli ultimi 5 anni
Dal rapporto si evince infine che nel periodo 2016-2021 la fedpol ha ordinato complessivamente 27 espulsioni riferite al terrorismo. Di esse, cinque non sono state eseguite in virtù del principio di non-refoulement, il cui scopo è evitare violazioni dei diritti umani, vietando a tutti gli Stati di espellere, respingere o estradare una persona verso il suo Stato d’origine se tale Stato non rispetta i diritti fondamentali di questa persona.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata