
“Mai come oggi all’Esercito servono più risorse”. Parola del presidente della Società Ticinese degli Ufficiali Stefano Laffranchini, che all’indomani del bilancio stilato dal capo dimissionario Thomas Süssli, rivela anche quali sono i problemi più urgenti: mezzi obsoleti e mancanza di effettivi.
"Si riteneva la difesa meno prioritaria"
"Già nel 1938 il nostro Esercito non era pronto e adesso lo stesso scenario si sta ripresentando", analizza Laffranchini riferendosi agli anni successivi alla fine della Guerra fredda fino ai nostri giorni. "Probabilmente durante questi periodi storici in cui prevale una sorta di ottimismo - allora si arrivava da un primo conflitto mondiale - si ritiene la difesa meno prioritaria e quindi si dirottano risorse", prosegue. Ecco perché, come dichiarato anche ieri dal comandante Thomas Süssli, che si prepara a lasciare la carica dopo sei anni, "quando poi è il momento di essere pronti si viene colti impreparati".
Svizzera in ritardo
Il riferimento è alla guerra in Ucraina con Süssli che ieri non ha usato mezzi termini: la minaccia della Russia per l'Europa è reale. Vero anche che negli ultimi tempi le spese militari non solo sono state risparmiate dai tagli della Confederazione: il Parlamento ha anche deciso di stanziare più fondi di qui al 2028. Ma per Laffranchini si arriva tardi: "Dopo la caduta del muro di Berlino c'è stato un po’ un assopimento. Ora il tema è tornato tiepido e adesso più che mai urgono risorse", rilancia.
Il servizio civile che divide
Più risorse ma anche riforme. Rileva infatti Laffranchini, a proposito del tanto discusso servizio civile: "È diventata un’alternativa interessante, offre delle opportunità che il servizio militare non dà e questo crea anche un problema di effettivi". Anche in questo ambito la politica federale ha di recente cambiato rotta decidendo di renderlo meno attrattivo. Sulla modifica di legge è però stato lanciato un referendum, la cui raccolta firme è in corso. Secondo i promotori, oltre a violare i diritti fondamentali, la decisione penalizza ospedali, scuole, case di cura. Il dibattito, insomma, è lanciato.
