Cinema
Esce nelle sale ticinesi il documentario "Dom"
Ats
3 giorni fa
Il documentario di Svetlana Rodina e Laurent Stoop segue un gruppo di giovani in una casa della capitale georgiana Tiblisi in cui hanno trovato rifugio attivisti, giornalisti, blogger e sostenitori dell'oppositore russo Alexei Navalny.

Il documentario "Dom" è in uscita nelle sale cinematografiche della Svizzera italiana. Presentato in anteprima alle Giornate di Soletta lo scorso gennaio, ritrae un gruppo di giovani che hanno dovuto lasciare la Russia a causa della repressione nel paese. In una casa della capitale georgiana Tbilisi, un gruppo di giovani è seduto davanti alla televisione. Non sanno bene se ridere o piangere. Pur conoscendo bene il regime russo, da cui provengono, trovano comunque assurdo che la guerra di aggressione contro l'Ucraina venga giustificata dalla televisione russa.

Costretti ad andarsene a causa della repressione

Nella casa hanno trovato rifugio attivisti, giornalisti, blogger e sostenitori dell'oppositore Alexei Navalny. Sono stati costretti ad andarsene a causa della repressione in Russia. Ora siedono in questa abitazione spoglia, condividendo le stanze e discutendo della guerra e dei pericoli che temono a causa della loro posizione critica. Alcuni di loro non riescono nemmeno a lavorare correttamente. Tuttavia, passano la maggior parte del tempo seduti davanti ai loro computer portatili a scrivere. Oppure, telefonano a conoscenti, preoccupati per la loro sicurezza.

Spazio ai personaggi

"Dom" di Svetlana Rodina e Laurent Stoop, che a Soletta era in lizza per il Prix de Soleure, segue i protagonisti in questo alloggio improvvisato, a volte insieme come gruppo, a volte individualmente. Lo fanno in modo riservato, dando interamente spazio ai loro personaggi. "Non posso nemmeno comprare un gatto, che ne sarà di lui se dovessi andare in prigione?", chiede un protagonista al suo compagno di stanza.

Immagini che colpiscono

I due registi hanno scritto la sceneggiatura e diretto insieme il film. Assieme hanno già riscosso successo con il pluripremiato "Ostrov: l'isola perduta" (2021). La sceneggiatrice e regista è ex caporedattrice del reparto documentari di una delle più grandi case di produzione russe. Il losannese Stoop è anche responsabile della fotografia di "Dom". La sua telecamera ha catturato immagini che non lasciano indifferenti. Non si può, ad esempio, negare l'umore abbattuto in quella che dovrebbe essere un'allegra festa di compleanno per un coinquilino. A volte la telecamera è semplicemente puntata sulle numerose scarpe all'ingresso. Oppure l'immagine mostra i graffiti sulla strada: "Russians, you are not welcome in Georgia!" - in italiano: "Russi, non siete i benvenuti in Georgia!"

Le domande poste

Il documentario, che da oggi è nelle sale cinematografiche di tutta la Svizzera, pone domande altamente politiche che non riguardano solo la Georgia e la Russia, ma possono essere estese a tutto l'Occidente, come ad esempio: si potrà parlare di politica di pace solo quando verranno accettati anche gli oppositori alla guerra provenienti dalla Russia? I protagonisti, i "dissidenti digitali", come li chiamano i registi, non sono attivi solo online. In esilio, partecipano ad azioni di protesta contro la guerra del presidente russo Vladimir Putin. In seguito tornano a casa, sperano nella fine della guerra e vengono confrontati alla domanda su dove sono effettivamente ancora a casa.

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