Politica
Energia solare: tariffe minime a rischio in caso di accordo con UE
Ats
2 giorni fa
È quanto indica l'Ufficio federale dell'energia in una lettera al consigliere nazionale Benoît Gaillard (PS/VD).

In caso di accordo sull’elettricità con l’UE, i proprietari di impianti solari potrebbero non beneficiare più di un prezzo minimo garantito quando immettono energia elettrica nella rete. Nell’ambito dell’accordo con l’Unione europea (UE), il Consiglio federale intende adeguare le condizioni dell’obbligo di riacquisto. Le tariffe minime garantite per gli impianti inferiori a 150 kW sarebbero abolite, stando a quanto indicato dall’Ufficio federale dell’energia (UFE) in una lettera al consigliere nazionale Benoît Gaillard (PS/VD), di cui Keystone-ATS è entrata in possesso. Anche il direttore dell’UFE Benoît Revaz ha confermato l’informazione rivelata dai domenicali.

Impatto sui proprietari di impianti solari

“Le Matin Dimanche” e “Sonntagszeitung” hanno affermato oggi che l’abolizione della disposizione che garantisce una tariffa minima riguarderebbe i proprietari di circa 250’000 impianti solari che immettono energia nella rete, ovvero quasi il 95% di tutti gli impianti del Paese. Interrogato da Keystone-ATS, Revaz non ha potuto né confermare né smentire le cifre fornite dai due domenicali. La situazione può infatti variare notevolmente da un produttore all’altro a seconda del livello di autoconsumo. La popolazione svizzera aveva accettato questa garanzia legale lo scorso anno con quasi il 69% dei voti, nell’ambito della revisione della legge federale sull’energia.

Critiche e preoccupazioni

“Sebbene il popolo abbia chiaramente accettato la legge sull’elettricità per sviluppare le energie rinnovabili, i proprietari che installano pannelli solari e gli investitori rischiano di perdere ogni sicurezza di pianificazione e si troveranno esposti alle fluttuazioni del mercato. Questa insicurezza si aggiungerebbe a quella dei consumatori, con il rischio di aumenti folli dei prezzi”, ha deplorato Benoît Gaillard in una presa di posizione trasmessa a Keystone-ATS. Dal canto suo, Revaz ha ricordato che attualmente le tariffe minime vengono applicate solo se il distributore e il produttore non si accordano sul prezzo di riacquisto. Il direttore dell’UFE ha inoltre precisato che nel sistema rimarrebbe un obbligo di riacquisto. In caso di modifica della legge, tale obbligo spetterebbe al fornitore dell’approvvigionamento di base invece che al gestore di una rete di distribuzione.

Produzione indigena e accordi con l’UE

Nell’ambito del suo progetto di attuazione, il Consiglio federale propone inoltre l’abolizione dell’origine indigena obbligatoria nelle quote minime di produzione. Attualmente, i fornitori devono offrire alle famiglie almeno il 20% di energia elettrica rinnovabile prodotta in Svizzera. In caso di modifica della legge sull’approvvigionamento elettrico, la produzione indigena sarebbe ancora possibile per quanto riguarda queste quote minime, ma non sarebbe più obbligatoria, ha precisato ancora Revaz. L’UE vuole così evitare ostacoli e discriminazioni nell’accesso al mercato. L’accordo sull’elettricità fa parte del pacchetto di accordi bilaterali con l’UE, attualmente in fase di negoziazione. L’UDC è per il momento l’unico partito nazionale a respingerlo in blocco, compresa l’intesa sull’elettricità.