Federali 2023
Elezione Consiglio federale, la reazione della stampa
© Twitter André Simonazzi
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Il giorno dopo l'elezione del Consiglio federale sui quotidiani ticinesi e d'oltralpe viene commentato quanto accaduto ieri a Palazzo federale.

Sei conferme e un nuovo volto. Ieri le Camere federali hanno rieletto Guy Parmelin (Udc), Ignazio Cassis (Plr), Viola Amherd (Centro), Karin Keller-Sutter (Plr), Albert Rösti (Udc), Elisabeth Baume-Schneider (Ps). Mentre il posto di Berset, ministro uscente, è stato preso da Beat Jans (Ps). Nessuno stravolgimento della formula magica, nessuna entrata verde nell'esecutivo federale, anche se l'elezione del socialista basilese, secondo la stampa svizzera, ha confermato che la formula magica ha fatto il suo corso e deve essere rivista rapidamente. Gli editorialisti prevedono che le prossime elezioni governative saranno entusiasmanti.

"Nessun fuoripista e un paio di segnali"

Giovanni Galli titola così, sulle pagine del Corriere del Ticino, l'editoriale sull' elezione di ieri. "È andata come doveva andare. Ignazio Cassis è stato riconfermato (anche con un risultato migliore di quanto si potesse immaginare alla vigilia), mentre con l’elezione di Beat Jans l’Assemblea federale ha scelto un candidato ufficiale del ticket socialista", scrive sulle pagine del quotidiano di Muzzano. "Il realismo ha prevalso sulle voci e sulle speculazioni che hanno fatto da sfondo alla campagna per il rinnovo generale del Governo. I veri o presunti piani segreti per estromettere il consigliere federale ticinese e il tentativo temerario dei Verdi di strappare un seggio al PLR sono naufragati di fronte alla volontà di stabilità e concordanza, che passa dal mantenimento degli equilibri acquisiti. Chi più chi meno, i partiti governativi si sono attenuti ai patti. Nessuno aveva interesse a creare sin dall’inizio una rottura, foriera di reazioni a catena dagli esiti imprevedibili. A Palazzo, tutti i partiti di Governo hanno portato a casa il risultato, evitando di nuocersi a vicenda. Si potrà ripartire da dove si era rimasti, senza traumi. I problemi da affrontare non aspettano: l’approvvigionamento energetico (e il clima), i costi della salute, la stabilizzazione del primo pilastro previdenziale, le finanze, i rapporti con Bruxelles e la questione della neutralità, tanto per citare i principali".

"Il PS si trova con due grattacapi"

"A differenza dell’anno scorso", continua Galli, "non ci sono state sorprese in casa socialista. Partito nel ruolo di favorito, il presidente del Governo cantonale di Basilea Beat Jans è stato eletto al terzo scrutinio". Al neo consigliere federale, "già consigliere nazionale per dieci anni, sono state riconosciute l’esperienza esecutiva e, verosimilmente, anche una disponibilità al compromesso migliore del suo giovane concorrente diretto Jon Pult, uscito a pezzi da questa tornata. L’aver fatto parte della Gioventù socialista non ha aiutato il grigionese. Pur non essendo un candidato ufficiale, o forse proprio per questo, il 'senatore' zurighese Daniel Jositsch ha funto ancora da terzo incomodo, raccogliendo parecchi consensi in tutti e tre gli scrutini, sempre conclusi in seconda posizione. Il sostegno di cui ha beneficiato va letto anche come un monito per il vertice del Partito socialista, che agli occhi di non pochi rappresentanti dei partiti borghesi ha presentato un ticket troppo sbilanciato a sinistra. Il PS si trova ora con due grattacapi. Innanzitutto la posizione dello stesso Jositsch, che anche ieri (al pari dell’anno scorso) non è intervenuto alla tribuna per dire che non era in corsa e chiedere di far convergere i suoi consensi sui due candidati ufficiali (il più penalizzato dal suo silenzio è stato Pult). Difficile che il rapporto, ormai logoro, possa essere ricucito. In secondo luogo, i rapporti con i loro alleati Verdi, contrariati per lo scarso sostegno ricevuto dal candidato ecologista al Consiglio federale e per l’appoggio alla riconferma dei due seggi del PLR".

“A ognuno la sua concordanza”

“Molti alla vigilia paventavano un’elezione rocambolesca. Invece no. Il rinnovo integrale del Consiglio federale -comprensivo della sostituzione di Alain Berset (Ps)- non è stato scevro da scaramucce e suspense. Ma non ha portato ad alcuno stravolgimento: è stato eletto il favorito Beat Jans, uno dei due candidati ufficiali; i Verdi non sono riusciti nemmeno a fare il solletico a Cassis, fallendo nell’ennesimo tentativo di entrare nella stanza dei bottoni; e la tanto discussa formula magica di governo (due seggi ciascuno ai primi tre partiti, uno al quarto), in vigore dal 1959, ha conservato la sua stantia magia". Queste le prime righe del commento di Stefano Guerra sulle pagine de La Regione. “È probabile che alla fine a prevalere sia stata semplicemente la paura di farsi (troppo) male, cioè di esporsi prima o poi a rappresaglie. Ma questo Udc, Plr e Centro -alleati di fatto i una vera e propria dimostrazione di potere del campo broghese. Non lo dicono. Preferiscono compiacersi per il trionfo della “stabilità”, per la riaffermazione della “concordanza”. Una concodarnza che declinano a proprio piaceimento, ognuno secondo i propri interessi. Che non sono certo quelli della sinistra. Pardon, dei Verdi”.

"PS e Verdi sono condannati a lavorare insieme"

"Gli ecologisti già un anno fa, quando scelsero di non presentare un loro candidato alla successione di Simonetta Sommaruga (Ps), denunciariono ‘il cartello del potere’ dei partiti di governo", continua Guerra. "Ieri sono tornato a farlo, con veemenza: mettendo esplicitamente nel mirino gli “amici” socialisti, rei di non aver sostenuto in modo compatto il candidato ecologista al consiglio federale. Anche con tutti i 50 voti “rossi” non sarebbe cambiato nulla. Ma da un partito che ancora poco prima delle elezioni andava dicendo che la sinistra unita doveva far saltare il blocco borghese in Consiglio federale, era lecito che i Verdi si aspettassero qualcosa di più. Lo psicodramma comunque non dovrebbe avere strascichi di rilievo. Anche pe il semplice fatto che le due forze politiche sono condannate a lavorar e assieme, se vogliono continuare a ‘pesare’ in parlamento e fuori".

Una formula che ha perso la magia

I punteggi relativamente bassi di diversi consiglieri federali dimostrano che molti parlamentari non sono soddisfatti della distribuzione del potere tra i partiti nel governo, scrive il Tages-Anzeiger. I partiti non possono più ignorare il "diffuso malcontento" e devono iniziare al più presto le discussioni sulla concordanza, aggiunge. Il PS e il PLR sono nel mirino del titolo zurighese. Devono ripensare alle loro pretese di potere, che non sono sufficientemente giustificate, nonostante siano rivendicate come un diritto assoluto da entrambi i gruppi, analizza la testata. Per il "Tagi", lo scarso risultato dei ministri liberali-radicali Ignazio Cassis (167 voti) e Karine Keller-Sutter (176 voti) è dovuto a "considerazioni politiche di parte". Le Nouvelliste osserva che la formula magica deve essere rivista, poiché la composizione del governo non è sufficientemente rappresentativa della popolazione. Il quotidiano vallesano invita i parlamentari a "prendere seriamente in considerazione" una riforma radicale della formula magica per garantire una migliore integrazione delle forze ambientaliste e centriste. Anche secondo Le Temps, gli eventi che hanno accompagnato il voto hanno messo in discussione la santità del ticket ufficiale e dimostrato che la formula magica ha fatto il suo tempo, con la sovrarappresentazione del PLR diventata indifendibile.

Terzo posto amaro per Pult

Il media online in lingua tedesca Watson concorda, affermando che il campo borghese di destra si è "vendicato" dei risultati deludenti votando per il candidato socialista Daniel Jositsch, che non era presente nel ticket ufficiale. A farne le spese è stato il grigionese Jon Pult, relegato a un amaro terzo posto. Anche la Neue Zürcher Zeitung ritiene che il campo borghese abbia inflitto uno "schiaffo in faccia" ai socialisti. A suo avviso, una delle ragioni del malcontento del centrodestra è da ricercare nel ticket "limitato a due candidati dell'ala sinistra del partito". I 70 voti ottenuti da Daniel Jositsch mettono in discussione l'utilità dei ticket ufficiali dei partiti, prosegue la NZZ.

Nel 2027 "ci sarà da divertirsi"

I media svizzeri sono unanimi nel ritenere che la prossima elezione del Consiglio federale sarà entusiasmante. "Sarà senza dubbio più incontrollabile, ma anche più libera ed eccitante", prevede la NZZ. La grande "batosta" deve ancora arrivare, dice Watson, che vede una battaglia tra i partiti, in particolare i Verdi, sulla futura composizione del Consiglio federale.

Beat Jans, consensuale e urbano

I giornalisti sono unanimi anche sul carattere consensuale del neoeletto rappresentante della Svizzera urbana. L'atteggiamento "non dogmatico e aperto al compromesso" di Beat Jans ha convinto i potenti rappresentanti degli agricoltori in Parlamento e non solo, osserva il Tages-Anzeiger. Secondo Le Temps, il nuovo consigliere federale ha tutte le qualità per essere un costruttore di ponti, dopo un'elezione che ha distrutto la fiducia. "È ora di ricostruire", analizza il giornale. Dopo la "rottura della fiducia" causata dal voto di molti eletti borghesi - soprattutto dell'UDC - per Daniel Jositsch, contrariamente a quanto annunciato ufficialmente, "i partiti devono ripristinare la fiducia tra loro". L'elezione di Beat Jans è una buona notizia per la stabilità del Paese, secondo il giornale grigionese Südostschweiz, pubblicato nel cantone del candidato Jon Pult. Il giornale descrive il neoeletto come "un politico consensuale che forse una volta ha pestato i piedi agli agricoltori, ma che da allora ha abilmente imboccato le strade giuste evitando di farsi mettere i piedi in testa". Un po' deluso, sottolinea comunque che "non è impossibile che Jon Pult avrebbe potuto dare un impulso più forte" all'interno del governo.

Le critiche al PS

In controtendenza La Liberté secondo la quale l'elezione era regolata "come un orologio", dopo una gara "liscia e lucida". Secondo la testata friburghese, la strategia del PS di presentare un ticket di due nomi ha dato i suoi frutti, anche se la scelta limitata è stata punita da una parte del Parlamento. Ansiosi di non offendere il campo borghese, i socialisti hanno irritato il loro tradizionale alleato rifiutandosi di sostenere il candidato ecologista Gerhard Andrey, creando "tensioni che lasceranno il segno". A 59 anni, Beat Jans "sembra un uomo del passato", critica ancora La Liberté. "Con lui, il Consiglio federale assomiglia ancora di più a una folla di sessantenni, e non è l'ideale per affrontare il futuro".

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