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Trump difende i dazi: "Deficit di 40 miliardi con la Svizzera"
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10 ore fa
Tutti gli aggiornamenti sui dazi doganali annunciati da Washington.

La Svizzera e gli Stati Uniti non hanno trovato un accordo riguardo ai dazi doganali imposti da Washington. A partire dal 7 agosto saliranno dunque al 39%. È quanto emerge da un elenco pubblicato ieri a Washington. L’aliquota è più alta di quella annunciata dal presidente americano Donald Trump in aprile: all’epoca si parlava del 31%. 

10 ore fa
Trump difende i dazi: "Deficit di 40 miliardi con la Svizzera"
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Il presidente USA motiva l’imposizione del 39% sulle importazioni elvetiche citando il forte squilibrio commerciale e definendolo “enorme” dopo un colloquio con le autorità svizzere.

Il presidente americano Donald Trump giustifica la decisione di imporre dazi del 39% sulle importazioni dalla Svizzera. "Il problema con la Svizzera è che abbiamo un deficit di 40 miliardi di dollari", ha affermato il tycoon parlando ieri con i giornalisti prima di recarsi in New Jersey. "Ieri ho parlato con la Svizzera, ma abbiamo un deficit di 40 miliardi di dollari. È un deficit enorme", ha concluso.

21 ore fa
Dazi, Regazzi: “Ora si riducano burocrazia e carico fiscale”
Il presidente americano Donald Trump non ha escluso di poter trovare nuovi accordi commerciali per poter ridurre i dazi, un’opportunità che va sfruttata secondo Fabio Regazzi, Consigliere agli Stati e presidente dell'Unione Svizzera Arti e Mestieri.

Il mancato accordo fra Berna e Washington ha portato all'annuncio stamattina di dazi ancora più alti rispetto a quanto già si temeva: il 39% a partire dal 7 di agosto. Dure le reazioni dal mondo economico e politico elvetico. Ticinonews ha raccolto quella di Fabio Regazzi, Consigliere agli Stati e presidente dell'Unione Svizzera Arti e Mestieri, secondo cui potrebbe rimanere ancora del tempo per discutere nuovi accordi commerciali con il presidente degli Stati Uniti.

"Sfruttare il tempo che ci rimane per trovare un rimedio ai dazi"

"Il modo di negoziare di Trump adesso lo conosciamo - precisa Regazzi - è abituato a dare prima una mazzata e poi lasciare aperta una finestra per il dialogo e per trovare una soluzione. Adesso bisognerà sfruttare questo tempo che ci rimane, che non è tantissimo, per trovare un rimedio a questi dazi al 39%, che sarebbero un colpo estremamente duro per la nostra economia e anche per le piccole e medie imprese che rappresento".

"La riduzione della burocrazia, carico fiscale e oneri è nelle nostre mani"

"Non sappiamo bene ancora quali saranno le conseguenze e l'impatto effettivo per la nostra economia. E' chiaro che ci saranno degli effetti collaterali importanti, però io credo adesso dobbiamo anche concentrarci su quello che possiamo fare noi all'interno del nostro paese. Sui dazi dipendiamo dagli Stati Uniti, ma per quel che riguarda la riduzione della burocrazia, del carico fiscale e degli oneri che vanno a colpire le nostre aziende, le piccole e medie aziende, quello è nelle nostre mani".

"Separare dazi USA e Bilaterali III con l'UE"

Noi non siamo membri dell'Unione Europea e quindi questi dazi noi li dobbiamo negoziare in modo separato. È chiaro che avere dei buoni rapporti economici con l'Europa aiuta ed è innegabile che bisognerà cercare di trovare una soluzione, ma non metterei in diretta relazione gli accordi Bilaterali III, come vengono chiamati, e questa discussione attorno ai dazi. La pressione per trovare delle soluzioni con l'Europa rimane, ma la scinderei un po' da questa discussione.

un giorno fa
La Casa Bianca rimprovera l'inflessibilità della Svizzera nei negoziati
Secondo un funzionario governativo americano la Confederazione si è rifiutata di fare concessioni significative con gli Stati Uniti, i quali non tollerano relazioni commerciali unilaterali.

La Casa Bianca accusa la Svizzera di inflessibilità nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti. È quanto afferma un anonimo funzionario governativo americano, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Reuters.

La Svizzera si è rifiutata di fare concessioni significative

La Svizzera rischia dazi del 39% perché si è rifiutata di fare concessioni significative sotto forma di riduzione delle barriere commerciali con gli Stati Uniti, ha detto il funzionario governativo statunitense, secondo una notizia pubblicata dal servizio in lingua inglese della Reuters. In Svizzera, è stata la tv pubblica di lingua tedesca SRF a riportare per prima la notizia sul suo sito web.

Relazioni commerciali unilaterali

La Svizzera, uno dei Paesi più ricchi e a più alto reddito del mondo, non può aspettarsi che gli Stati Uniti tollerino relazioni commerciali unilaterali, ha dichiarato il funzionario alla Reuters.

un giorno fa
Keller-Sutter: "Trump è convinto che la Svizzera gli rubi 40 miliardi"
Il Consiglio federale respinge questa posizione "assurda" e vuole rilanciare i negoziati. Secondo la Presidente della Confederazione, l'importo contrattato con i membri del governo statunitense era molto più basso.

Donald Trump è convinto che la Svizzera "rubi" 40 miliardi di franchi agli Stati Uniti ogni anno a causa del suo deficit commerciale, ha dichiarato oggi Karin Keller-Sutter. Il Consiglio federale respinge questa posizione "assurda" e vuole rilanciare i negoziati.

L'importo negoziato con gli USA era molto più basso

I dazi doganali del 39% imposti alla Svizzera sono "una sorpresa" e una "delusione", perché l'importo negoziato con i membri del governo statunitense era molto più basso, ha dichiarato la Presidente della Confederazione, intervistata dai giornalisti a margine delle celebrazioni del Primo agosto sul praticello del Grütli (UR). La responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha inoltre sottolineato che questo punto dei negoziati, sul quale era stato mantenuto il massimo riserbo, era stato accettato dai rappresentanti dei ministeri del Commercio e delle Finanze a stelle e strisce.

La bilancia commerciale tra i due Paesi è equilibrata

Il Consiglio federale respinge l'analisi del capo della Casa Bianca. Tenendo conto dei servizi, la bilancia commerciale tra i due Paesi è in realtà equilibrata, ha sottolineato Keller-Sutter. La politica sangallese ha inoltre osservato che finora il presidente Trump non si era concentrato solo sulla bilancia commerciale, ma anche sulla creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti. Il fatto che ora conti solo il primo argomento è "nuovo", secondo la consigliera federale.

"La Svizzera riprenderà i negoziati"

La Svizzera riprenderà i negoziati con gli Stati Uniti, ha aggiunto la 61enne. Keller-Sutter riconosce che la decisione degli Stati Uniti danneggia l'economia svizzera. E commentando le richieste degli ambienti economici, sottolinea che "la sua porta è sempre aperta" per discutere di come ridurre la burocrazia o migliorare le condizioni quadro.

un giorno fa
L'Unione sindacale esorta il Consiglio federale a trattare
I dazi USA preoccupano l'USS per quanto riguarda l'industria delle esportazioni e l'occupazione in Svizzera: "Pronti al dialogo su eventuali misure interne".

Il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS), Pierre-Yves Maillard, si dice preoccupato per l'annuncio dei dazi da parte degli Stati Uniti e invita il Consiglio federale a fare tutto il possibile per trovare una soluzione migliore.

Preoccupazioni per le esportazioni e l'occupazione in Svizzera

"Questo annuncio è preoccupante per l'industria delle esportazioni e per l'occupazione in Svizzera", ha dichiarato oggi Maillard interpellato dall'agenzia Keystone-ATS. Il Consiglio federale è ora chiamato a fare tutto il possibile nei prossimi giorni per trovare una soluzione migliore per la Svizzera e deve informare le parti sociali delle sue intenzioni in modo rapido e prioritario, ha aggiunto.

L'USS pronta al dialogo su eventuali misure interne

L'USS si dice pronta a un dialogo tra le parti sociali e con il Consiglio federale su eventuali misure interne. "Ad esempio, si potrebbe prendere in considerazione un'ulteriore estensione del diritto all'indennità per orario ridotto a 24 mesi, in conformità con l'attuale iniziativa parlamentare lanciata dalle parti sociali dell'industria", ha dichiarato Maillard. In nessun caso, tuttavia, dovrebbero essere adottate misure unilaterali a scapito dei dipendenti.

un giorno fa
Dazi, la stampa svizzera auspica un avvicinamento all'Ue
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Le prime reazioni delle principali testate svizzere ai dazi doganali del 39% imposti alla Svizzera dagli Stati Uniti.

Nei commenti al "martello tariffario" del presidente americano Donald Trump, la maggior parte della stampa svizzera vede una soluzione in un maggiore avvicinamento all'Unione Europea. Le testate di Tamedia affermano che le relazioni speciali con gli USA appartengono ormai al passato. Il Blick invita la destra e la sinistra a fare fronte comune.

Tamedia: orientarsi verso partner affidabili come Bruxelles

Il commentatore di Tamedia parla di fiasco. È giunto il momento di dire addio all'idea di una relazione speciale con gli Stati Uniti. Al contrario, il presidente americano Donald Trump vuole mettere la Svizzera sotto pressione e trarne profitto. La Svizzera, messa in scena come un caso speciale, è piuttosto sola. Quando una superpotenza fa del caos il suo principio, un piccolo Stato non ha molto spazio di manovra. Nel bene e nel male, la Svizzera dovrebbe fare i conti con la "macchina arbitraria di Washington". E orientarsi maggiormente verso partner affidabili, soprattutto Bruxelles.

Watson: la Svizzera rischia di cadere nel dimenticatoio

La piattaforma online Watson rileva una crescente pressione sulla Svizzera. Il mondo di Trump sta mettendo a dura prova il modello di successo svizzero. Un modello che cerca di venire a patti con tutti e che in qualche modo funziona ancora. La Svizzera rischia però di cadere nel dimenticatoio.

Luzerner Zeitung: la diplomazia ha bluffato a sufficienza?

La Luzerner Zeitung si chiede se la diplomazia non abbia bluffato a sufficienza. Dopo il primo colloquio della presidente Karin Keller-Sutter con Trump, si era creata l'impressione che la Svizzera fosse "piccola ma influente". Ora Trump sta dimostrando alla Svizzera quanto sia importante un mondo con regole per la risoluzione dei conflitti, come quelle negoziate dal Consiglio federale con l'UE.

Il Blick invita la destra e la sinistra a fare fronte comune

L'edizione online del Blick ha titolato il commento con "la più grande sconfitta dopo Marignano". Servono unità politica e partner affidabili. Occorre serrare i ranghi, altrimenti gli anni delle vacche grasse sono destinati a finire. La destra deve fare i conti con il riavvicinamento all'UE, la sinistra deve rinunciare alla lotta contro gli accordi di libero scambio.

Le Temps: non essere preparati al peggio sarebbe un grave errore

L'edizione online del quotidiano romando Le Temps ha osservato da parte sua che una lunga serie di argomenti economici avrebbe potuto funzionare per un altro presidente degli Stati Uniti, ma non per Trump. Dopo tutto, la Svizzera è il sesto investitore negli Stati Uniti. La politica e l'economia si sono affrettate a esprimere fiducia in una soluzione. Tuttavia, la relazione speciale si è rivelata una chimera. Non essere preparati al peggio oggi sarebbe un grave errore.

un giorno fa
Guy Parmelin: "Svizzera penalizzata, dobbiamo serrare i ranghi"
Il ministro dell'economia ha sottolineato l'elevato livello delle tariffe imposte sui prodotti svizzeri, ma anche la perdita di competitività rispetto ai principali partner, ovvero l'Unione europea e il Regno Unito, che se la cavano molto meglio. Il vodese ha tuttavia precisato che la Svizzera ha sempre superato le crisi.

La Svizzera è stata "particolarmente penalizzata" nella questione dei dazi doganali, deplora venerdì il consigliere federale Guy Parmelin. Il ministro dell'economia promette che il governo tornerà molto rapidamente sul tema per capire cosa non ha funzionato e cosa vogliono esattamente gli Stati Uniti nonché il loro presidente Donald Trump, per capire se c'è un margine di manovra.

L'Unione europea e il Regno Unito se la cavano molto meglio

Intervistato dalla RTS a margine dei festeggiamenti del primo d'agosto il 65enne ha riconosciuto che la situazione è "estremamente difficile". Ha sottolineato l'elevato livello delle tariffe imposte sui prodotti svizzeri, ma anche la perdita di competitività rispetto ai principali partner, ovvero l'Unione europea e il Regno Unito, che se la cavano molto meglio.

La Svizzera ha sempre superato le crisi

Il vodese ha tuttavia sottolineato che la Svizzera ha già attraversato numerose crisi e le ha sempre superate. "Le autorità e la popolazione hanno sempre trovato soluzioni, insieme", ha detto, aggiungendo che è giunto il momento di "serrare i ranghi".

un giorno fa
Nonostante i dazi, secondo Pfister non dobbiamo rinunciare agli F-35
© Canton Zugo
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Il consigliere federale commenta da Lütisburg la decisione di Washington sui dazi al 39%, respingendo la proposta dei Verdi di annullare l’acquisto degli F-35, ritenuti essenziali per la difesa aerea svizzera.

Il consigliere federale Martin Pfister, a margine di una celebrazione del primo agosto a Lütisburg (SG), ha affermato che il governo svizzero è molto deluso dalla decisione degli Stati Uniti in materia di dazi e che il risultato deve ora essere analizzato in dettaglio. Berna e Washington rimarranno in contatto. "Stiamo ancora lavorando per trovare una soluzione migliore, affinché non si arrivi al 39%" di imposizione doganale, ha spiegato Pfister a Keystone-Ats. Il ministro della difesa ha anche respinto la richiesta, avanzata dai Verdi, di annullare subito l'acquisto del caccia-bombardiere F-35, di fabbricazione americana. Se il progetto venisse cancellato al più tardi nel 2032 la Svizzera si troverebbe a non avere più jet da combattimento, ha argomentato il colonnello. A suo avviso il paese ha invece bisogno di difesa aerea, soprattutto di questi tempi. Mantenere il progetto è quindi importante, ha concluso.

un giorno fa
Swissmem: "è uno schok, in gioco il benessere di tutti"
swissmem.ch
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L’associazione dell’industria metalmeccanica avverte: in gioco decine di migliaia di posti di lavoro e la prosperità del Paese. Si chiede di migliorare subito le condizioni quadro e rafforzare i rapporti con l’Ue.

Uno shock che sottopone la Svizzera a un'enorme pressione come paese esportatore: è la reazione di Swissmem, l'associazione del comparto metalmeccanico ed elettrotecnico elvetico, ai dazi del 39% annunciati dagli Stati Uniti. "È in pericolo il benessere di tutti", sostiene l'organizzazione.

"A rischio decine di migliaia di posti di lavoro"

"Sono esterrefatto", afferma Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, citato in un comunicato odierno. "Queste tariffe non hanno alcuna base razionale e sono arbitrarie. La decisione mette a rischio decine di migliaia di posti di lavoro nel settore". Non è però solo l'industria tecnologica a risentirne, ma anche tutti gli altri rami orientati all'export. "Insieme essi costituiscono il pilastro centrale della prosperità svizzera", viene argomentato. Nelle ultime settimane, il Consiglio federale e l'amministrazione federale hanno fatto tutto il possibile per raggiungere un risultato positivo e sembravano aver negoziato un accordo. La Svizzera è stata però ostacolata dalla decisione erratica del presidente Donald Trump. Secondo Swissmem si deve ora continuare a trattare mantenendo la calma: sarebbe inoltre sbagliato introdurre contromisure contro gli Usa.

Swissmem per gli accordi con l'UE

Per Swissmem è invece giusto e importante che la Confederazione, nel giorno della festa nazionale, rimanga unita e che le condizioni quadro vengano rapidamente e radicalmente migliorate a favore dell'industria dell'esportazione. "Dopo tutto, la Svizzera guadagna un franco su due dal commercio estero", viene fatto notare. Concretamente si tratta di migliorare l'accesso ad altri mercati, di sottoscrivere gli accodi con l'Ue, che con gli eventi odierni assumono un'importanza ancora maggiore, di allentare come previsto la legge sull'esportazione di materiale bellico e, più in generale, di evitare nuovi costi e oneri alle imprese.

un giorno fa
Dazi USA al 39%, partiti svizzeri divisi sulle contromisure
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Le diverse fazioni politiche concordano sulla gravità dell’impatto economico, ma divergono sulle risposte: c’è chi invoca misure urgenti per sostenere le imprese e chi spinge per un rafforzamento della cooperazione con l’Unione europea.

I partiti svizzeri sono unanimi nel criticare i dazi del 39% imposti dal presidente americano Donald Trump, ma sono divisi sulle soluzioni per far fronte alla situazione: c'è chi punta a rafforzamento della competitività della imprese e chi a una collaborazione più stretta con l'Unione europea. I Verdi auspicano che si rinunci ad acquistare gli F-35 americani.

Per l'UDC così alti sono colpa del centro-sinistra

Il fatto che le tariffe statunitensi siano così alte per la Svizzera è la conseguenza "dell'atteggiamento irresponsabile e arrogante del centro-sinistra", ha indicato stamani l'UDC, interpellata da Keystone-Ats. Il partito cita il ministro della difesa Martin Pfister, che ha chiesto che solo il 10% degli armamenti provenga dagli Stati Uniti, e il co-presidente del PS Cédric Wermuth, che in qualità di alto esponente di un partito di governo ha insultato il presidente degli Stati Uniti con l'espressione "Fuck you Mr Trump". L'UDC chiede al governo di ridurre "in modo massiccio" l'onere per l'economia, con tagli alle imposte e ai regolamenti. Secondo i democentristi allinearsi all'Ue e alla sua "mostruosa burocrazia" sarebbe invece "la cosa più stupida che la Svizzera potrebbe fare". Il paese dovrebbe invece proseguire sulla strada degli accordi di libero scambio.

Per il PS e i Verdi bisogna cooperare con l'UE

A sinistra, il Partito socialista ritiene che l'annuncio dei dazi statunitensi dimostri ancora una volta che la Confederazione non deve isolarsi sulla scena internazionale: la cooperazione con l'Unione europea è più importante che mai, viene affermato. Secondo il consigliere nazionale Eric Nussbaumer (BL) forse ora ci si rende davvero conto di quello che ha davvero un effetto stabilizzante sul commercio estero della Svizzera. Per Lisa Mazzone, presidente dei Verdi, inginocchiarsi davanti al presidente americano sarebbe "decisamente sbagliato": a suo avviso ora è necessaria una stretta collaborazione con l'Ue. Le aziende tecnologiche statunitensi dovrebbero essere tassate e la Svizzera dovrebbe annullare l'acquisto dei velivoli F-35 dagli Stati Uniti. Mazzone ha anche chiesto di cancellare il pacchetto di risparmi federali per attutire l'impatto dei dazi. Secondo Jürg Grossen, presidente dei Verdi Liberali e consigliere nazionale bernese, Trump sta giocando al gatto e al topo con la Svizzera. È urgente tornare al tavolo dei negoziati.

Per il PLR bisogna puntare sulla competitività delle aziende

Il PLR parla di "una catastrofe e un attacco diretto alla prosperità" del paese. La politica doganale di Trump rappresenta una rottura con l'affidabilità, il libero scambio e i valori liberali. Secondo il partito il Consiglio federale deve adottare misure "rapide e determinate" per sostenere la competitività delle aziende elvetiche e attenuare i danni economici.

Pfister e Gmür per la cooperazione con altri paesi

Il consigliere nazionale ed ex presidente del partito di Centro Gerhard Pfister (ZG) scrive su X che l'unica opzione rimane l'impegno per una cooperazione con altri paesi basata su valori e legittimata democraticamente. La consigliera agli stati Andrea Gmür (Centro/LU) rivolgendosi all'UDC si chiede se non sia giunto il momento di concludere nuovi accordi con l'Ue, i "partner più vicini, autentici e affidabili".

un giorno fa
Economiesuisse: "dazi ingiustificati, onere gravoso per economia"
I dazi del 39% imposti alla Svizzera dal presidente americano Donald Trump sono ingiustificati e rappresentano un onere gravoso per l'economia elvetica: tariffe così elevate minano la competitività, pesano su esportazioni e investimenti e mettono a rischio le relazioni commerciali con Washington. È la reazione di Economiesuisse alle novità emerse nella notte.

Le tariffe annunciate sono "enormemente più alte", soprattutto rispetto a quelle dell'Ue (15%) e del Regno Unito (10%): "ciò comporta un forte svantaggio competitivo rispetto ai paesi vicini", scrive la federazione delle aziende elvetiche in comunicato odierno. "I nuovi dazi statunitensi renderanno più costose le esportazioni svizzere, indeboliranno la competitività delle imprese e influiranno negativamente sul clima degli investimenti: rappresentano quindi un onere molto grave per le ditte esportatrici".

"L'aliquota base del 39% non è giustificata"

"Da un punto di vista economico, l'aliquota base del 39% non è giustificata", prosegue l'organizzazione. La Confederazione non ostacola l'importazione di prodotti statunitensi con tariffe o altre barriere. Inoltre la Svizzera è il sesto investitore straniero più importante negli Stati Uniti, con aziende elvetiche all'origine di circa 400'000 posti di lavoro. "È molto deplorevole che la Svizzera non sia ancora riuscita a raggiungere un accordo per la riduzione dei dazi", si legge ancora nella nota. Con tariffe così elevate, Washington mette a rischio le buone relazioni commerciali fra le due parti.

Bisogna rafforzare l'attrattiva della Svizzera come piazza economica

Il Consiglio federale e la diplomazia economica sono ora chiamati a ottenere almeno una riduzione delle aliquote il più rapidamente possibile, esorta Economiesuisse. Una soluzione favorevole alla controversia tariffaria e relazioni affidabili con gli Stati Uniti, il più importante mercato di esportazione della Svizzera, sono di fondamentale importanza. Al contempo - prosegue l'organismo - è essenziale e urgente rafforzare ulteriormente l'attrattiva della Svizzera come piazza economica: è importante evitare costantemente normative inutili e ulteriori oneri finanziari per le aziende. Le proposte di legge che potrebbero comportare un peso aggiuntivo devono quindi essere esaminate in modo critico. Allo stesso tempo dovrebbero essere adottate misure mirate per alleggerire l'onere attuale che grava sulle società.

un giorno fa
Dazi al 39% per la Svizzera, "puntiamo su soluzione negoziata"
Berna esprime “grande rammarico” per i dazi USA al 39% e annuncia che analizzerà le prossime mosse, puntando ancora su una soluzione negoziata con Washington.

Il Consiglio federale ha appreso "con grande rammarico" dei dazi supplementari imposti dagli Stati Uniti. Un portavoce del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha sottolineato che la Svizzera continua comunque a puntare su una soluzione negoziata con Washington. Le tariffe doganali del 39% decise dal presidente Donald Trump si scostano nettamente dalla bozza di dichiarazione d'intenti congiunta che le parti avevano concordato, ha indicato stamani Pascal Hollenstein, responsabile della comunicazione del Dipartimento federale delle finanze (DFF), a Keystone-Ats. Tale documento era il risultato di intense discussioni tra la Svizzera e gli Usa negli ultimi mesi, ha precisato il portavoce.

Il Consiglio federale valuterà come procedere

Il governo elvetico prende atto con grande rammarico che gli Stati Uniti, malgrado i progressi compiuti nelle discussioni bilaterali e "l'atteggiamento molto costruttivo assunto fin dall'inizio della Svizzera", vogliano applicare unilateralmente dazi doganali supplementari "di importo considerevole". Secondo Hollenstein, il Consiglio federale analizzerà ora la nuova situazione e deciderà come procedere. Berna rimarrà in contatto con l'amministrazione statunitense: cercherà di trovare una soluzione con Washington che sia "compatibile sia con l'ordinamento giuridico elvetico che con gli obblighi esistenti". L'aumento dei dazi doganali colpirà pesantemente le aziende esportatrici e i loro fornitori: per preservare i posti di lavoro si ricorrerà alle compensazioni previste dal sistema del lavoro ridotto, ha spiegato l'addetto stampa.

un giorno fa
Trump alza i dazi: batosta per la Svizzera, UE salva l’accordo
La Casa Bianca conferma le nuove tariffe: 39% per la Svizzera. Accordo USA-UE resta stabile, ma Berna non trova l’intesa e valuta nuovi negoziati.

Per Trump, la questione principale è rappresentata dal deficit commerciale. Nel decreto, Trump definisce le conseguenze dei disavanzi fra esportazioni e importazioni "una minaccia insolita e straordinaria alla sicurezza nazionale e all'economia degli Stati Uniti". Per questo motivo in aprile aveva iniziato a imporre tariffe aggiuntive sull'import: pochi giorni dopo aveva abbassato l'aliquota tariffaria per molti paesi (Svizzera compresa) al 10% e aveva concesso un periodo di negoziazione di 90 giorni, fino al primo agosto, per presentare proposte su come compensare i deficit commerciali.

L'accordo USA-UE regge

Il primo dato di rilievo è che, nonostante i timori in Europa e la mancanza di unanimità, l'accordo stipulato dal presidente americano e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in Scozia ha retto. Nella lunga lista di paesi colpiti dalla misure, infatti, l'Unione europea resta con un dazio del 15%, come stabilito nell'incontro bilaterale tra i due leader. Confermato anche quello per il Giappone, al 15%, e la Gran Bretagna al 10%. Penalizzato, invece, il Canada con un aumento dal 25% al 35%, "in risposta alla continua inazione e alle ritorsioni di Ottawa". Punita anche la Svizzera con una tariffa più alta di quella dichiarata il 2 aprile, al 39%. Il premier dell'Ontario Doug Ford ha esortato il primo ministro canadese Mark Carney a non cedere.

Le percentuali di vari paesi

Invariati anche i dazi per l'India, al 25% e la Corea del Sud al 15%. Nella lista pubblicata in serata dalla Casa Bianca si precisa, inoltre, che le merci importate da ogni nazione del mondo saranno soggette a una tariffa del 10%, ad eccezione dei beni provenienti dai 92 paesi elencati in un allegato, che sono soggette a tariffe più elevate. Il dazio più alto riguarda i prodotti provenienti dalla Siria, che saranno tassati al 41%. Il Brasile è ancora dato al 10%, ma un precedente ordine firmato da Trump nel pomeriggio di giovedì ha aggiunto un ulteriore dazio del 40% su alcune merci per punire il presidente Lula, in risposta al processo all'ex presidente, Jair Bolsonaro. Oltre alle nuove tariffe stabilite per ciascun paese, l'ordine esecutivo di Trump stabilisce anche un dazio del 40% su qualsiasi merce che la U.S. Customs and Border Protection determini essere stata "trasbordata" per evitare misure più elevate altrove. Ciò avviene principalmente quando merci prodotte in Cina vengono spedite in un altro paese e riconfezionate.

Continueremo a negoziare con gli USA?

Prima della pubblicazione della lista da parte della Casa Bianca, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter aveva annunciato su X di non aver raggiunto un accordo con Trump negli "ultimi colloqui" prima della scadenza iniziale dei negoziati, fissata per il primo agosto alle 6 del mattino ora svizzera. Per quanto riguarda l'elenco ora pubblicato - in cui è inclusa la Svizzera - Trump ha scritto che "alcuni paesi" hanno concluso un accordo commerciale o di sicurezza con gli Stati Uniti o sono in procinto di farlo. Non è chiaro se la Confederazione sia tra questi. Nell'ottica di Trump i dazi stabiliti nell'ordinanza si applicheranno a tali nazioni fino a quando queste intese non saranno concluse "o fino a quando non emetterò ordini successivi che definiscano i termini di questi accordi". Non è chiaro se la Berna possa o voglia continuare a negoziare con gli Stati Uniti. Mercoledì Keller-Sutter aveva dichiarato che trattative possono sempre essere portati avanti. Di norma, "non è mai detta l'ultima parola", aveva affermato in quell'occasione.

un giorno fa
Dazi più alti del previsto: 39% per la Svizzera
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L'entrata in vigore è prevista per il 7 agosto. Non si era mai parlato di questa percentuale prima d'ora

I dazi imposti dagli Stati Uniti alla Svizzera saranno del 39%: è quanto emerge da un elenco pubblicato ieri a Washington. L'entrata in vigore è prevista per il 7 agosto. Ciò significa che l'aliquota tariffaria per la Confederazione è ancora più alta di quella annunciata dal presidente americano Donald Trump in aprile: all'epoca si parlava del 31%.

Gli altri paesi

Le barriere doganali imposte ai vari paesi vanno dal 10 al 41%. Trump ha imposto i dazi più alti alla Siria, mentre l'Ue, il Giappone, la Corea del Sud e numerosi altri stati sono soggetti a un'aliquota del 15%. Inferiori a quelle elvetiche sono ad esempio le percentuali per Sudafrica (30%) e Serbia (35%).