Svizzera
Droni israeliani: pioggia di critiche, minaccia di ricorsi e vie legali
© VBS/DDPS
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Keystone-ats
un giorno fa
I partiti di sinistra chiedono di porre fine all'acquisto, mentre il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) è pronto a ricorrere in tribunale.

L'annuncio fatto questa mattina dal ministro della difesa Martin Pfister, secondo cui la Confederazione procederà con l'acquisto dei controversi droni da ricognizioni ADS 15, ha suscitato pesanti critiche da parte dei partiti di sinistra e Verdi liberali (PVL). Intanto, il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) ha dichiarato di voler fermare il progetto passando per vie legali.

Droni senza importanti funzionalità

Il capo del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ha comunicato oggi in conferenza stampa a Emmen (LU) che non intende rinunciare ai velivoli senza pilota dell'azienda produttrice israeliana Elbit e che i droni - la cui consegna è da anni segnata da un'interminabile serie di ritardi e problemi tecnici - verranno acquistati ma privi di importanti funzionalità inizialmente previste.

Il GSsE vuole ricorrere in tribunale

Dopo l'ennesimo grattacapo targato ADS 15 (le lacune esposte dal Dipartimento comportano non poche limitazioni nell'uso dei velivoli), il GSsE si è detto "indignato" e mantiene la promessa fatta a luglio di "ricorrere in tribunale", si legge in una dichiarazione scritta dell'organizzazione, la quale ha aspramente criticato il progetto sin dall'inizio. "Rinunciando a funzionalità importanti, l'acquisto si sta trasformando sempre di più in una farsa", aggiunge. Per il GSsE inoltre, l'acquisto dei velivoli da ricognizione violerebbe "la legge federale sul materiale bellico e il trattato sul commercio delle armi". Due mesi fa la stessa organizzazione - coadiuvata da una coppia palestinese fuggita da Gaza nel 2024, dalla sezione ginevrina della Lega svizzera dei diritti umani nonché dall'Association suisse des avocat-es pour la Palestine - ha avviato un procedimento civile con lo scopo di invalidare il contratto sottoscritto tra l'Ufficio federale dell'armamento (armasuisse) e la società israeliana. Il GSsE è ora più che mai convinto di portare avanti l'azione legale.

I commenti dei partiti

Pesanti critiche anche dalla sinistra, che chiede di porre immediatamente fine all'acquisto. "Ancora una volta, i soldi dei contribuenti vengono sperperati a causa di un fallimento in materia di politica finanziaria e di sicurezza", ha tuonato il PS in una nota. "La Confederazione deve interrompere tutti i rapporti commerciali con le aziende israeliane che producono e forniscono materiale bellico", ha precisato. Duro il commento anche del PVL. "La Svizzera acquista droni che non riescono a volare autonomamente a determinate altitudini, e che devono pure essere accompagnati da un aereo. Il progetto di armamento lanciato dall'ex ministro della difesa Ueli Maurer si conclude così, in un fiasco", afferma il partito in una nota. "Le soluzioni 'Swiss Finish' culminano sempre in disastri di natura finanziaria e di politica di sicurezza", evidenzia il presidente del PVL, Jürg Grossen. Per il consigliere nazionale Balthasar Glättli (Verdi/ZH), il travagliato progetto mette in luce i problemi sistematici all'interno del DDPS. L'ecologista non usa mezzi termini: "Un quarto di miliardo per un drone utilizzabile solo col bel tempo in grado di volare a bassa quota solo con un aereo di scorta?", ha punzecchiato lo zurighese in una dichiarazione, precisando che "questi enormi costi aggiuntivi vanno fermati". D'altro avviso invece il Centro, che sulla rete sociale X si è espresso in favore della strategia dell'esecutivo dicendosi "favorevole alla scelta del Consiglio federale di procedere con l'acquisto degli ADS 15 in forma ridotta". Secondo il partito di Pfister, "le capacità essenziali di ricognizione dei velivoli rimangono garantite. E ciò è indispensabile per la sicurezza della Svizzera", aggiunge.

Lacune nell'esercito

L'Alleanza Sicurezza Svizzera, dal canto suo, denota che il progetto ha patito lo "Swiss Finish", che ha causato ritardi e costi aggiuntivi. "Rinunciare ora ad alcune funzioni è deplorevole", afferma, ma tiene a precisare che, da quando è stato lanciato il progetto, la situazione è drasticamente cambiata. "Con l'attacco russo all'Ucraina, la capacità di difesa è tornata al centro delle preoccupazioni. I droni in questione offrono un'opportunità per colmare le lacune dell'esercito". Ad ogni modo, auspica il presidente dell'Alleanza Sicurezza Svizzera e il consigliere nazionale Reto Nause (Centro/BE), "i droni devono essere impiegati secondo il loro scopo militare previsto. Gli ADS 15 non sono solo un sistema di ricognizione, ma sono stati concepiti anche come arma. Un aspetto solo marginale durante la fase di acquisizione, ma oggi più che mai fondamentale", afferma Nause, citato in una nota. L'Alleanza - che riunisce le principali organizzazioni nel campo della politica di sicurezza svizzere e mira a contrastare attivamente il GSsE - chiede quindi di negoziare con il produttore israeliano per determinare quali altri sistemi possano essere aggiunti, se possibile, sotto forma di un accordo per rimpiazzare le funzioni eliminate.