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Deal or no Deal? Svizzera preoccupata per l'intesa sui dazi con Trump
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Ats
10 ore fa
La sospensione dei dazi sulle importazioni decisi dal presidente statunitense scade il 5 luglio. Svizzera, Ue e altri Paesi sono ancora alla ricerca di un'intesa.

Il tempo stringe nella controversia globale sui dazi con gli Stati Uniti: entro al massimo una settimana molti partner commerciali del presidente USA Donald Trump devono raggiungere un'intesa. Altrimenti rischiano pesanti tariffe punitive. Anche la Svizzera è alla ricerca di una soluzione. Sul tavolo ci sono tre possibili scenari: dazi punitivi, proroga della scadenza o un accordo last minute.

Dazi punitivi

Sono lo scenario peggiore: Trump minaccia l'Ue con dazi del 50%, cioè cinque volte il tasso base del 10%. Il commissario europeo al commercio Maros Sefcovic ha annunciato che tornerà a Washington per colloqui con il segretario al commercio Usa Howard Lutnick e il rappresentante commerciale di Trump Jamieson Greer. A Bruxelles ha sottolineato che "ci sono ancora molti punti da discutere". Anche la Svizzera è coinvolta: Trump ha annunciato all'inizio di aprile un dazio generale del 10% sulle importazioni, con supplementi specifici per ciascun Paese che per la Svizzera arrivano al 21%. Questa maggiorazione è stata sospesa per 90 giorni, con scadenza fissata al 9 luglio. Il ministro dell'economia Guy Parmelin ha messo in guardia il Parlamento due settimane fa, parlando di un aumento "allarmante" degli interessi politici nell'economia globale. L'esperto economico Josh Lipsky, del "think tank" americano Atlantic Council, ritiene possibile che Trump stia usando l'Europa come esempio deterrente. "Si trova in una posizione difficile", ha spiegato, a causa delle complesse relazioni commerciali e degli interessi politici in gioco. Inoltre, Trump accusa l'Ue di lavorare a una tassa digitale contro le grandi aziende tech americane. Il Canada ha sospeso questa settimana la prevista tassa digitale, dopo le minacce di dazi pesanti da parte di Washington. Nel mirino c'è anche il Giappone: Trump minaccia dazi dal 30 al 35% se Tokyo non importerà riso americano.

Proroga

La seconda opzione è che gli Stati Uniti concedano una proroga ai Paesi che stanno negoziando "in buona fede". Lo ha indicato il segretario al Tesoro Scott Bessent. Per la maggior parte dei Paesi la scadenza è l'8 luglio. Anche la Svizzera spera in una proroga, almeno sotto forma di una dichiarazione di intenti. Il Consiglio federale si è mostrato fiducioso una settimana fa: gli Usa avrebbero riconosciuto più volte la buona fede elvetica nelle trattative. Di conseguenza si attende che i dazi rimangano al 10% attuale anche dopo la scadenza, finché le discussioni continueranno. Anche altri Paesi hanno buone possibilità. La Corea del Sud è ben posizionata, secondo Wendy Cutler dell'Istituto Aspi di Washington, grazie alla nuova amministrazione: da giugno il presidente è il politico di centro-sinistra Lee Jae Myung. La Corea è particolarmente colpita dai dazi su acciaio e alluminio, raddoppiati da Trump a giugno al 50%.

Accordo provvisorio

Dal "Giorno della liberazione" di Trump, il 2 aprile, sono stati firmati due accordi provvisori: con Regno Unito e Cina. Ieri è stato annunciato un "deal" con il Vietnam, che non imporrà dazi sui beni americani importati e pagherà una tariffa del 20% sulle sue esportazioni negli Stati Uniti. Altri accordi potrebbero seguire. Secondo Bessent, si stanno conducendo negoziati avanzati con circa 18 Paesi, senza però fare nomi. Anche la Svizzera puntava inizialmente a un'intesa rapida. La settimana scorsa la presidente della Confederazione e ministra delle finanze Karin Keller-Sutter ha telefonato a Bessent. Secondo la consigliera federale, questi avrebbe detto che "si è molto vicini a un accordo", pur ammettendo che gli Usa sono in ritardo nelle trattative perché impegnati su molti fronti. In Parlamento, Parmelin ha dichiarato che il Consiglio federale vuole tornare allo "status quo ante", ristabilendo le vecchie condizioni tariffarie in vigore prima della politica dei dazi punitivi di Trump. In particolare, mira a far cadere il dazio generale del 10%. Secondo gli esperti, però, difficilmente si arriverà a veri e propri accordi commerciali completi. Questi contratti sono giuridicamente complessi e richiedono anni di negoziati.