
A quasi quattro anni dall’approvazione popolare dell’iniziativa per cure infermieristiche forti, il Consiglio federale ha presentato la seconda fase del piano di attuazione. La proposta, che punta a migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario, è stata accolta con freddezza da partiti, sindacati e associazioni di categoria. Pur riconoscendo alcuni passi nella giusta direzione, le critiche convergono su un punto fondamentale: le misure sono insufficienti e prive delle risorse economiche necessarie.
Il PS: “Manca una base legale forte e fondi adeguati”
Il PS giudica positivamente l’intenzione del Consiglio federale, ma denuncia gravi lacune nel progetto. Per il vicepresidente del partito, Baptiste Hurni, l’obbligo di negoziare contratti collettivi non basta: servono linee guida chiare e vincolanti sulle condizioni di lavoro. Inoltre, l’attuazione tramite ordinanze federali – anziché con una legge parlamentare – è vista come un elemento di incertezza. Anche la Consigliera nazionale Farah Rumy, infermiera diplomata, sottolinea come la volontà popolare espressa nel 2021 con oltre il 60% di sì vada presa sul serio: "Servono standard legali minimi e finanziamenti aggiuntivi per migliorare davvero le condizioni di lavoro".
L’OCST: “Senza risorse, la riforma è solo apparenza”
Più severa è la posizione dell’OCST, che parla di occasione mancata. Il sindacato critica la nuova legge quadro proposta dal Consiglio federale, giudicandola "poco incisiva e non adeguata a rispondere ai bisogni reali del settore". Secondo il sindacato, attirare nuovi professionisti nel settore senza fermare l’esodo di chi abbandona la professione è una strategia fallimentare. Il sindacato sottolinea come solo con un reale sostegno finanziario sarà possibile negoziare condizioni di lavoro migliori, ridurre gli orari, aumentare i coefficienti di personale e alleggerire il carico burocratico. "Così com’è, la proposta rischia di generare ulteriore disaffezione nel personale, già sottoposto a pressioni insostenibili".
USS: “Una legge debole e pericolosa”
Anche le associazioni professionali e i sindacati del settore sanitario si dicono delusi. Pur condividendo gli obiettivi generali della riforma – come la riduzione dell’orario massimo, la compensazione del lavoro notturno e domenicale, e turni più stabili – lamentano che il messaggio del Consiglio federale arriva tardi, è debole e privo di mezzi. In particolare, è criticata la scelta di affidare tutto al Consiglio federale tramite ordinanze, senza coinvolgere il Parlamento, e l’assenza totale di finanziamenti. Inoltre, il testo attuale permetterebbe deroghe peggiorative tramite contratti collettivi, mettendo a rischio gli stessi miglioramenti previsti. "Un’applicazione a costo zero – concludono – sarebbe controproducente: aumenterebbe lo stress, ridurrebbe la qualità delle cure e tradirebbe lo spirito dell’iniziativa votata dal popolo".