
Un calo che si inserisce in una tendenza ormai cronica, tra saldo naturale negativo e invecchiamento della popolazione. Un destino che il nostro Cantone condivide con il resto della Svizzera, dove il tasso di natalità è sceso al minimo storico.
Dati ticinesi mai così bassi dal 1985
2’ 314, è questo il numero dei nati in Ticino nel 2024. Pochi, pochissimi. Anzi, mai così pochi dal lontano 1985. Basta uno sguardo al passato per rendersi conto della portata del fenomeno: rispetto al 2023 sono 76 in meno e 121 in meno rispetto al 2022 e, addirittura, 594 rispetto a dieci anni fa. Una spirale al ribasso che sembra non arrestarsi. Inoltre, il saldo naturale del nostro Cantone è in negativo per 1.114 unità il peggior dato mai osservato in Ticino. A fronte, infatti, di 2.314 nascite, i decessi registrati lo scorso anno sono stati 3.428. E per trovare un saldo positivo, bisogna tornare indietro di ben tredici anni, al 2011.
Una tendenza nazionale
Un destino, quello ticinese, che riflette in piccolo quanto sta accadendo su scala nazionale. Anche in Svizzera il numero di nascite è in continuo calo: nel 2024 sono state registrate 78.000 nascite, 2.000 in meno rispetto all’anno precedente. È il terzo anno consecutivo di diminuzione, con un tasso di natalità che scivola a 8,7 nascite ogni mille abitanti. Il numero medio di figli per donna si è fermato a 1,28, il valore più basso mai registrato nella storia del Paese. Nel frattempo, i decessi restano elevati: 71.800 in tutta la Svizzera, l’88% dei quali riguarda persone sopra i 65 anni. L’incremento naturale, cioè la differenza tra nascite e decessi, si è fermato a +6.200 persone, un livello così basso non si vedeva dal 1918, in piena pandemia di influenza spagnola.
Popolazione svizzera in crescita
Nonostante tutto, la popolazione svizzera continua a crescere: a fine 2024 si contavano 9.048.900 abitanti, grazie soprattutto all’immigrazione, che però rallenta sensibilmente rispetto al boom del 2023. Nel 2023 il numero di immigrazioni era stato particolarmente importante a causa dell'immigrazione economica proveniente dall'UE e del fatto che le persone provenienti dall'Ucraina e che in Svizzera avevano uno statuto di protezione S sono state conteggiate nella popolazione residente permanente. In Ticino, la crescita è stata tra le più modeste del Paese: appena +0,3%, a fronte di una media nazionale dell’1%.
E in futuro?
Dietro ai numeri, si cela una questione più ampia: I pochi nati di ieri sono i pochi potenziali genitori di oggi, che avranno a loro volta pochi figli domani. Secondo l’indagine federale sulle famiglie, il 53% dei giovani tra i 20 e i 29 anni sogna ancora due figli. Ma tra il desiderio e la realtà si frappongono ostacoli concreti: il lavoro, l’autonomia economica, gli alloggi, i servizi. Per rispondere al calo della natalità, servono politiche familiari solide, che rendano possibile ciò che oggi resta solo una scelta teorica.
Fonio: "Ci vuole un cambiamento culturale"
Questo, dunque, il quadro generale del nostro cantone e di tutto il paese. Che cosa ha fatto la politica e cosa c’è sul tavolo ora per mitigare questa tendenza? Il consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio è preoccupato ed si auspica un cambiamento: “Questi dati confermano quanto da noi denunciato nel corso degli anni, ma soprattutto questo conferma l’importante necessità di un cambiamento culturale nel nostro paese. I dati sul tasso di natalità sia in Svizzera, sia in Canton Ticino dimostrano che vi sia un’emergenza nascite”, spiega Fonio e continua: "Questa settimana una vasta alleanza di organizzazioni sindacali ha presentato un’iniziativa popolare con un congedo familiare. Nel senso che noi lo sappiamo che la nostra Nazione è il fanalino di coda nel contesto europeo e questo mi fa dire che è necessario un cambiamento. In questo ambito, rendiamoci conto, che in Svizzera una mamma deve tornare al lavoro dopo solo 98 giorni dalla nascita del proprio figlio. Questo ci fa dire che qualcosa di importante è necessario ed è proprio per questo che abbiamo lanciato un’iniziativa popolare per un congedo familiare che avrà comunque il merito di tematizzare questa situazione nel dibattito politico".
"Una vergogna sociale"
Per quanto riguarda il nostro Cantone, i dati sono più bassi rispetto al resto della Svizzera: "Sono ancora più allarmanti rispetto a quelli svizzeri e non si può non pensare alla motivazione che io credo sia legata ad una questione salariale", afferma Giorgio Fonio, "Le coppie, quando decidono di mettere al mondo un bambino, lo fanno -e questa è una vergogna sociale- facendosi la domanda ‘possiamo o non possiamo permettercelo’. Questo rende ulteriormente drammatica la situazione di cui stiamo parlando". Per quanto riguarda la conciliabilità lavoro-famiglia, però il Ticino è passi avanti: "Da questo punto di vista il Canton Ticino, negli ultimi anni, ha fatto meglio di quello che hanno fatto gli altri cantoni, ma evidentemente c’è una questione finanziaria. Sono aumentato i posti, è aumentata l’offerta, è aumentata anche la qualità, pensiamo agli asili nido. Anche in questo senso, se una famiglia deve decidere se mandare o non mandare il figlio al nido, deve fare i conti con il budget familiare. Se penso ad alcune iniziative presentate dal mio partito a livello cantonale, si chiede di intervenire ulteriormente per fare in modo che le rette possano scendere ed è un altro elemento importante".