
Le cure prestate dai familiari devono rispettare chiari criteri di qualità per poter essere fatturate all'assicurazione obbligatoria. È quanto si prefigge una mozione del Nazionale adottata oggi anche dal Consiglio degli Stati quasi all'unanimità (un astenuto). Nel suo testo, il consigliere nazionale Thomas Rechsteiner (Centro/AI), sottolinea che negli ultimi anni l'assistenza prestata dai familiari ha conosciuto un notevole sviluppo. Ricorda inoltre che, conformemente a una sentenza del Tribunale federale del 2019, le prestazioni di assistenza fornite da familiari curanti senza formazione possono essere fatturate all'assicurazione obbligatoria a condizione che l'organizzazione di assistenza e cure a domicilio disponga di un'adeguata autorizzazione di esercizio.
Cosa si chiede
Diverse organizzazioni si sono quindi specializzate in modelli di assistenza che si basano sull'impiego di familiari curanti, sottolinea l'autore della mozione. Questa evoluzione si traduce in un forte aumento dei costi dell'assistenza domiciliare, aumento che alla fine si ripercuote sull'importo dei premi assicurativi. La mozione chiede quindi che le prestazioni di assistenza fornite dai familiari possano essere fatturate alle casse malattia solo in casi eccezionali e secondo prescrizioni chiare, in particolare per quanto riguarda i criteri di qualità da rispettare.
Già formulate delle raccomandazioni
In aula, a nome della commissione, Brigitte Häberli-Koller (Centro/TG) si è detta preoccupata per il forte aumento del numero di ore di assistenza fornite dai familiari negli ultimi anni. Ciò rappresenta un onere finanziario crescente per il sistema sanitario. La commissione, ha spiegato, giudica problematico lo sviluppo di un modello commerciale che consente di realizzare utili grazie all'assunzione di familiari curanti. Il Consiglio federale deve agire rapidamente, ha sottolineato la "senatrice" turgoviese. Anche se a metà ottobre il Governo ha formulato alcune raccomandazioni, queste non sono sufficienti, secondo la relatrice della commissione. Nel suo intervento, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha chiesto, invano, al plenum di bocciare l'atto parlamentare proprio perché il problema è noto all'Esecutivo, tanto che ha già adottato delle contromisure.
