
Buona notizia per chi ha chiesto, e ricevuto, un credito Covid-19 per far fronte alla pandemia: il tasso di interesse non verrà ritoccato, ha stabilito oggi il Consiglio federale, dal momento che l’andamento del mercato non è cambiato. Il governo si è anche espresso a favore dell’introduzione di ammortamenti a partire dal 31 marzo prossimo, o eventualmente da una data successiva.
Circa i crediti Covid-19, indica una nota governativa odierna, il tasso di interesse rimane, a partire da fine marzo e per i successivi dodici mesi, dello 0% per i prestiti fino a 500mila franchi e dello 0,5% per i crediti superiori a questa cifra (per la parte del credito garantita dalle organizzazioni di fideiussione). Come deciso dal Parlamento, i crediti dovranno essere ammortizzati entro otto anni dal momento della concessione, con una possibilità di estensione di due anni al massimo. Gli ammortamenti vengono concordati tra le imprese e le banche creditrici.
Il Governo accoglie con favore l’introduzione, a partire da fine marzo 2022, di una riscossione degli ammortamenti da parte delle banche che partecipano al programma, come raccomandato dall’associazione di categoria. Appoggia inoltre la possibilità di concedere alle imprese particolarmente colpite dalla pandemia un rinvio di circa sei-dodici mesi (sempre secondo le raccomandazioni dell’Associazione svizzera dei banchieri) per l’inizio dell’ammortamento. Se un credito non viene rimborsato come previsto, la banca può avvalersi della fideiussione: il credito viene trasferito dalla banca creditrice alla rispettiva organizzazione di fideiussione, che si occuperà della sua gestione. Dopo il trasferimento, quest’ultima è obbligata per legge a prendere tutte le misure necessarie per recuperare l’importo dovuto. Durante questo processo bisogna garantire per quanto possibile la sopravvivenza dell’impresa, tenendo conto allo stesso tempo degli interessi finanziari della Confederazione.
Le organizzazioni di fideiussione hanno la possibilità di ricorrere a terzi per gestire i crediti: nella maggior parte dei casi la scelta ricade sulla società Intrum. Qualora siano necessari chiarimenti giuridici, interviene invece lo studio legale Kellerhals Carrard. Se a gestire il credito è Intrum SA, quest’ultima impresa concorda con l’azienda debitrice un piano di rimborso per l’importo rimasto. In base al caso specifico, vengono stabiliti una data di inizio degli ammortamenti con rate economicamente sostenibili e un periodo di rimborso appropriato. Ciò permette di prendere in considerazione anche la situazione dei settori particolarmente colpiti dalla crisi, stando al comunicato. Per non gravare eccessivamente le aziende, queste ultime devono sostenere le eventuali spese esecutive, ma nessun danno da mora, interesse di mora o altro costo derivante dalla gestione del credito.
Dal 26 marzo 2020 al 31 luglio 2020 le imprese hanno potuto richiedere crediti Covid-19 rimborsabili, pari al 10% al massimo del fatturato, allo scopo di coprire le esigenze di liquidità durante i primi mesi della pandemia. I crediti sono stati garantiti da quattro organizzazioni di fideiussione riconosciute dalla Confederazione. In totale ne sono stati concessi circa 138’000, per un volume complessivo di quasi 17 miliardi di franchi. Dedotti i crediti già completamente ripagati e quelli per i quali le banche si sono avvalse della fideiussione, ne restano attualmente in sospeso circa 112’000, per un volume di circa 12 miliardi.
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