Opinioni
Credit Suisse e l'ipotesi Cpi, pareri differenti in Parlamento
© CdT/Gabriele Putzu e Ticinonews
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2 anni fa
L'istituzione di una Cpi sul caso Credit Suisse è ancora lontana. I pareri a questo proposito divergono, ma tutti vogliono risposte su quanto successo.

Sul caso Credit Suisse, la prospettiva di una Commissione parlamentare d'inchiesta (Cpi) da ieri è più vicina. L'Ufficio presidenziale del Consiglio nazionale, all'unanimità, ha infatti approvato la creazione di una Cpi. Prima di una sua effettiva istituzione, l'iter politico è tuttavia piuttosto complesso e nulla, pertanto, è ancora certo. A caldeggiare maggiormente la formazione di una Cpi è la sinistra, che per prima aveva chiesto il ricorso a questo strumento, utilizzato in passato solo in quattro occasioni.

"Un passo dovuto"

"È vero: le Commissioni parlamentari d'inchiesta sono molto rare, ma questa mi pare dovuta per l'ampiezza del problema e per il potenziale rischio per la Confederazione, che mette a disposizione oltre 100 miliardi di crediti nel caso l'operazione di salvataggio fallisca", commenta da noi raggiunto Bruno Storni, consigliere nazionale del Ps.

Paletti da introdurre?

Verosimilmente, le Camere non potranno discutere dell'istituzione di una Cpi già nella sessione straordinaria dei prossimi 11-13 aprile, convocata appositamente a seguito della vicenda che ha coinvolto Credit Suisse. "Ci limiteremo a ratificare quanto è già stato deciso", osserva Storni. "I crediti sono già stati definiti e noi non possiamo opporci". Tuttavia, secondo il consigliere nazionale Ps, un po' di margine per dire la sua il Parlamento dovrebbe averlo. "C'è l'ipotesi di porre quale condizione per questi crediti che la parte svizzera di Credit Suisse rimanga indipendente".

"La colpa di questa storia è anche e soprattutto della politica"

Su questo punto torna anche il "senatore" ticinese dell'Udc, Marco Chiesa, che risoluto ci dice la sua: "La colpa di questa storia è anche e soprattutto della politica. E ha una data chiara: quella del 12 marzo 2014, quando il Consiglio degli Stati, smarcandosi dal Nazionale, rifiutò una mozione dell'Udc che chiedeva la separazione della parte svizzera delle grandi banche dall'investment banking. Secondo loro, le regole del 'too big to fail' erano sufficienti... Così evidentemente non è stato. Immagino che oggi, a fronte di quanto successo, anche il Centro e il Plr, che avevano bocciato questa separazione, siano scesi a più miti consigli". Per il consigliere agli Stati e presidente dell'Udc nazionale, in Svizzera non dovrebbero esistere istituti bancari talmente grandi da potere costituire un rischio sistemico. Chiesa è comunque tiepido nei confronti dell'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda Credit Suisse. "Non dovremmo creare false aspettative. A mio modo di vedere, un'inchiesta dovrebbe puntare sul ruolo della Finma, che come autorità di vigilanza aveva una responsabilità di controllo. In ogni caso, per me è chiaro che il ruolo principale in questa storia è stato giocato dal Consiglio di amministrazione, che detiene l'alta vigilanza della società".

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