Storia
Cosa fare con le 4000 ossa di origine coloniale in Svizzera?
© Rescue Media
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Ats
5 ore fa
In Svizzera sono conservati almeno 4175 resti umani, prevalentemente teschi, provenienti da contesti coloniali e ora potrebbero dover essere restituiti. È quanto emerge da un sondaggio dell'Università di Losanna (UNIL) pubblicato oggi.

In Svizzera sono conservati almeno 4175 resti umani, prevalentemente teschi, provenienti da contesti coloniali. Ora potrebbero dover essere restituiti. È quanto emerge da un sondaggio dell'Università di Losanna (UNIL) pubblicato oggi. Questa è infatti la raccomandazione dell'ONU del 2007 che afferma il diritto dei popoli indigeni di riottenere i resti dei loro antenati, creando "maggiore trasparenza sulla sorte delle vestigia e sulla loro possibilità di restituzione". Per questo l'UNIL consiglia all'Ufficio federale della cultura di sostenere la ricerca sull'origine di questi resti, al pari di quanto fatto con le opere d'arte rubate durante l'epoca nazista e con i beni culturali provenienti da siti coloniali e archeologici. I ricercatori losannesi suggeriscono inoltre l'implementazione di una piattaforma pubblica nella quale si possa scoprire se le spoglie dei propri antenati si trovano in Svizzera.

Quantità considerevole

Di questi 4175 resti umani, su un totale di oltre 27000 attualmente conservati in Svizzera, quasi 4000 si trovano tra il Museo di storia naturale di Basilea, il Museo di antropologia dell'Università di Zurigo e il Museo delle culture di Basilea. Si tratta di una quantità considerevole, sottolinea il rapporto, visto che la Svizzera non ha mai gestito dei territori d'Oltremare e confrontandola con quella delle principali potenze coloniali. Rimangono tuttavia poco chiare la provenienza delle ossa e il modo in cui sono giunte in Svizzera. Un ruolo importante è giocato da "interessi individuali di esploratori scientifici e di direttori di musei dell'epoca".

Ricerca razziale

È il caso dei basilesi Paul (1856-1929) e Fritz Sarasin (1859-1942), autori di diverse ricerche biologiche e razziali. Secondo il coautore dello studio Bernhard Schär, i Sarasin furono gli unici ad applicare la teoria dell'evoluzione nell'antropologia razziale a partire dagli anni '80 del XIX secolo e a sviluppare una metodica per questo scopo, che fu poi ripresa, radicalizzata e messa al servizio della politica razziale nazista. Il contemporaneo dei Sarasin, Eugène Pittard (1867-1962), svolse invece a Ginevra degli studi di antropologia razziale confrontando i teschi preistorici svizzeri con quelli provenienti da ossari vallesani. A differenza delle nazioni coloniali che si sono concentrate sui loro possedimenti, la Svizzera ha acquisito materiale da tutto il mondo, ciò che secondo l'UNIL dimostra "il ruolo specifico avuto dalla Svizzera e dei suoi cittadini verso l'insieme delle colonie e dei principali imperi europei".