
Esattamente dieci anni or sono, il 50,6% degli aventi diritto di voto e 13,5 Cantoni, avevano accolto la cosiddetta iniziativa Weber. Non tutti apprezzano la situazione attuale. Il testo, denominato “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”, era stato lanciato dalla fondazione Helvetia Nostra dell’ecologista Franz Weber. Dall’11 marzo 2012, la Costituzione prevede, fra le altre cose, che questo tipo di residenze non possano superare il 20% del totale, né il 20% della superficie abitativa di un comune. In un comunicato odierno, il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB) denuncia tutta una serie di problemi posti dalla legislazione d'applicazione e chiede di correggere il tiro. Per il SAB la Legge sulle abitazioni secondarie (LASec), entrata in vigore il primo gennaio 2016, è responsabile della crescente spaccatura tra città e regioni discoste.
“Una violazione dei diritti di proprietà“
Costituirebbe inoltre “una violazione dei diritti di proprietà“. Le residenze principali, costruite dopo l’11 marzo 2012, possono essere utilizzate solo come abitazioni primarie. Per i vecchi edifici, è possibile demolirli e poi ricostruirli, ma la superficie non può essere aumentata. La ristrutturazione di questi stabili, in particolare per adattarli alle esigenze attuali, è diventata più restrittiva.
Pochissimi chalet in vendita
Attualmente, non ci sono praticamente più chalet in vendita nelle montagne svizzere. Da un lato, perché praticamente non è più possibile costruire nuove residenze secondarie, e dall'altro, perché la domanda di case di vacanza ha conosciuto un nuovo impulso, con l'arrivo del coronavirus. È quindi logico che i prezzi aumentino. Questo fenomeno ha così un'incidenza diretta sui prezzi delle residenze principali, nonché sugli alloggi in affitto, deplora il SAB.
Obiezione per più di 3'200 progetti di costruzione
Ma insoddisfazione emerge anche dal campo dei fautori dell’iniziativa. “Dal 2012, la fondazione Helvetia Nostra si è opposta a più di 3200 progetti di costruzione, la maggior parte dei quali in Vallese, e ha vinto nel 64% dei casi”, ricorda innanzitutto la sua direttrice Vera Weber a Keystone-ATS. La situazione migliora, ma ci sono ancora problemi, in particolare nel Vallese francofono. I promotori fanno a gara per trovare sotterfugi per aggirare la legge.
La pandemia non ha aiutato
Questa situazione è peggiorata con la pandemia, che ha stimolato la ricerca di case nelle Alpi. Vera Weber critica anche le abitazioni costruite come residenze primarie ma usate come case secondarie, o quelle mascherate da residenze alberghiere che “non lo sono”. Il numero di beni tipici del territorio, come vecchi fienili di legno, convertiti in case secondarie è in aumento, sottolinea Weber, che denuncia un nuovo modo di non rispettare la regola del 20%. Anche se l'opzione è consentita dalla legge, si presta agli abusi, aggiunge.
Helvetia Nostra
L'intervento di Helvetia Nostra è visto con favore dalla Segreteria di stato dell’economia (SECO) in quanto ha contribuito all’attuazione del nuovo articolo costituzionale, ha gettato le basi per la certezza del diritto a partire dal 2016 e ha chiarito le condizioni per la concessione di una licenza edilizia. In definitiva, “la legge è generalmente ben applicata”, secondo un rapporto della SECO. Nel documento, la Segreteria riconosce che il “comportamento passivo” di molti Cantoni è incoraggiato dalla regola secondo cui “i permessi rilasciati dal Comune devono solo essere notificati alla Confederazione”. La SECO raccomanda dunque di chiarire i ruoli di ciascuno.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata