
Tutte le aziende devono adottare misure di protezione contro le molestie sessuali. Secondo l'Unione sindacale svizzera (USS), infatti, il 60% delle lavoratrici ha già subito comportamenti sessisti o molestie sessuali nel corso della propria vita professionale. Al Congresso femminista dell'USS, apertosi oggi a Berna, è stato affermato che il rispetto delle leggi dovrebbe finalmente essere controllato sistematicamente dagli ispettorati del lavoro. Inoltre, le molestie sessuali dovrebbero essere riconosciute come causa di malattia professionale. Dal punto di vista giuridico, la situazione è chiara: le molestie sessuali sul posto di lavoro costituiscono una violazione della personalità e della salute, nonché una forma particolare di discriminazione "basata sul sesso", come definito dall'articolo 4 della legge sulla parità. Pertanto, i datori di lavoro hanno la responsabilità di proteggere i propri dipendenti da discriminazioni, molestie e violenze sul posto di lavoro.
Necessità di maggiori controlli esterni
Tuttavia, in un'azienda su cinque mancano misure interne di prevenzione e intervento. Anche i controlli esterni da parte dell'ispettorato del lavoro o dell'autorità di formazione professionale sono in gran parte assenti. I partecipanti al congresso hanno invitato il Parlamento a ratificare la Convenzione n. 190 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro. Il Congresso femminista dell'USS durerà fino a domani. Si tratta della 15esima edizione, la prima delle quali si è tenuta nel 1962. Riunisce donne e persone transgender, intersessuali, non binarie e agender che sono membri di varie associazioni dell'USS. Secondo il comunicato, i partecipanti al congresso discuteranno per due giorni dei progressi e delle sfide nell'ambito della parità tra i sessi, concentrandosi in particolare sulle molestie sessuali, la salute sul posto di lavoro e le disparità di reddito tra donne e uomini.
