Svizzera
Compie 50 anni il 'carro-catorcio'
Compie 50 anni il 'carro-catorcio'
Compie 50 anni il 'carro-catorcio'
Redazione
7 anni fa
Commissionato nel febbraio del '68, il Panzer 68 presentò diversi problemi tecnici. "I nemici potrebbero morirci, ma dal ridere"

Compie 50 anni il Panzer 68, il carro made in Switzerland che tanto fece discutere negli anni Settanta a causa dei suoi numerosissimi problemi tecnici. Nella sua edizione odierna la NZZ dedica una pagina al prodotto dell’industria bellica elvetica indubbiamente meno riuscito di tutti. Commissionato negli anni Sessanta, il carro non è mai stato una “necessità bellica” bensì “industriale”. Almeno questo è quanto sostenne il ministro della Difesa Nello Celio per convincere il Parlamento ad approvare una spesa di 460 milioni di franchi.

In un certo senso aveva ragione: militarmente il carro si rivelò un disastro sotto quasi tutti i punti di vista, come impietosamente dichiarato al Parlamento da una speciale commissione di esperti. Nel 1974 Rudolph Gnägi, il successore di Celio alla testa del Dipartimento della Difesa, volle addirittura investire altri 146 milioni di franchi per costruire 50 esemplari aggiuntivi. Durante una visita alla caserma di Thun chiese ai soldati se non fossero entusiasti all'idea di andare in battaglia a bordo dei panzer 'made in Switzerland'. La risposta non fu esattamente quella auspicata: "Meglio di no, signor Consigliere federale".

Nonostante i dubbi, Gnägi riuscì a convincere il Parlamento ad approvare un credito di ben 654 milioni di franchi per la costruzione di altri 170 esemplari, sostenendo che il carro fosse in realtà un ottimo mezzo per i reparti corazzati. Nulla di più sbagliato. I motivi? Una sfilza di problemi tecnici da far impallidire la Bianchina di Fantozzi: la retromarcia, ad esempio, poteva essere inserita solo se il carro era completamente fermo e alzare il volume della ricetrasmittente avrebbe potuto creare un cortocircuito in grado di far ruotare autonomamente la torretta. Ma non è tutto: durante le esercitazioni nell’autunno del 1977 a Thun si udirono dei colpi di cannone senza che nessun ufficiale avesse dato l’ordine. I motivi vennero ben presto chiariti: accendendo il riscaldamento l’energia veniva parzialmente dirottata sul meccanismo di fuoco. Inutile dirlo, il Blick non ci andò leggero è l’incidente fece saltare l’accordo con l’Austria, che prevedeva la vendita di 120 esemplari alle forze armate di Vienna. I quotidiani austriaci parlarono di “scatola di sardine corazzata” e di “aborto”.

In un’intervista alla Basler Zeitung nell’estate del 1979 il divisionario Robert Haener dichiarò senza mezzi termini che il carro "non era idoneo al combattimento". In quell'anno emerse pure un altro problema, ovvero la scarsa protezione contro gli agenti chimici e nucleari (l’equipaggio doveva indossare le maschere). In caso di guerra, scriveva la Basler Zeitung, “non resta che sperare che il nemico muoia, ma dal ridere”. Chi non rise fu lo stesso Gnägi, che rassegnò le sue dimissioni il 31 gennaio.

Negli anni successivi vennero spesi altri milioni per sistemare i carri e nel 2005 vennero rottamati gli ultimi 200 esemplari ancora "attivi".

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata