
I contribuenti svizzeri potranno scegliere fra una dichiarazione al fisco e l'imposta preventiva. È quanto propone il Consiglio federale nell'ambito di una riforma che dovrebbe entrare in vigore nel 2019. Il progetto è stato posto in consultazione fino al 31 marzo. L'imposta preventiva, che ha fruttato 5,9 miliardi nel 2013, viene rimborsata solo se le somme interessate vengono dichiarate. La ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf aveva già preannunciato che i clienti bancari avrebbero potuto scegliere se pagare l'imposta preventiva (sugli interessi generati dai conti bancari, come avviene attualmente) o lasciare che la banca trasmetta direttamente alle autorità le informazioni rilevanti. La misura ha lo scopo di evitare che i contribuenti svizzeri trasferiscano i loro averi in una banca estera con l'entrata in vigore della riforma. Attualmente una società, come Novartis o Nestlé, che emette un'obbligazione versa al fisco una tassa preventiva (35%) sugli interessi di cui beneficia il detentore. Con la riforma la società verserebbe tutti gli interessi e sta poi alla banca del detentore prelevare l'imposta preventiva. Questa imposta verrebbe applicata a tutte le prestazioni imponibili versate a una persona fisica domiciliata in Svizzera, salvo se l'investitore è straniero o se si tratta di una cassa pensione. Il sistema attuale secondo il governo presenta un inconveniente: i gruppi svizzeri evitano l'imposta preventiva effettuando spesso le loro operazioni di finanziamento tramite società estere. Le imprese devono quindi fare i conti con spese per il mantenimento delle strutture estere, mentre l'imposta perde la sua funzione di "garanzia" che gli importi vengano effettivamente tassati. La riforma consente inoltre di affrontare due ulteriori sfide: offrirebbe condizioni quadro vantaggiose per le grandi banche e permetterebbe di evitare che gli interessi bancari versati a clienti stranieri siano sottoposti a un'imposta di garanzia in aggiunta a un'eventuale imposta residua.
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