Svizzera
Canone, “200 franchi bastano”
Immagine CdT/Chiara Zocchetti
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Lara Sargenti
2 anni fa
Un comitato apartitico ha lanciato un’iniziativa popolare per ridurre il canone radiotelevisivo dagli attuali 335 franchi a 200. Thomas Matter (UDC): “Non rispecchia più da tempo la realtà del consumo dei media nel nostro paese”

Ridurre il canone radiotelevisivo dagli attuali 335 a 200 franchi. Lo chiede un’iniziativa popolare, denominata “200 franchi bastano”, lanciata oggi da un comitato apartitico, che riunisce esponenti dell’UDC, dei giovani PLR e dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM). Oltre a ridurre la “tassa obbligatoria” per famiglie e giovani, l’iniziativa chiede di esentare le società e le imprese dal pagamento del canone a favore della SSR. La ripartizione dei proventi del canone alle emittenti radiofoniche e televisive private rimarrebbe invece invariata. “Non è un segreto che il canone obbligatorio pagato – indipendentemente dall’apparecchio di ricezione - dalle economie domestiche private, ma anche da ditte e imprese, a beneficio della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), non rispecchia più da tempo la realtà del consumo dei media nel nostro paese”, sottolinea il consigliere nazionale Thomas Matter (UDC), citato nella nota del comitato. Da qui il lancio dell’iniziativa per “rimediare a questa situazione”.

Basta tassare le imprese
L’iniziativa chiede anche di sopprimere il canone alle imprese commerciali e alle aziende, che oggi pagano una tassa a dipendenza della loro cifra d’affari. Hans-Ulrich Bigler, direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, ricorda che le imprese rappresentate dall’USAM si erano opposte fin dall’inizio a questo “prelievo insensato”, che rappresenta una doppia imposizione per gli imprenditori: “Il prelievo contraddice anche il principio del diritto fiscale di evitare la doppia imposizione”, sostiene Bigler. “Anche qualora l’imprenditore usasse i media SSR mentre lavora nel suo ufficio, avrebbe comunque già pagato questa tassa come privato”.

Mantenere la perequazione finanziaria
L’iniziativa prevede che la perequazione finanziaria tra le regioni linguistiche sia mantenuta come oggi e che alle emittenti radiofoniche e televisive private siano garantite gli attuali finanziamenti. “Poiché la concorrenza nella Svizzera tedesca è di gran lunga maggiore che, per esempio in Ticino, in particolare la SRF di lingua tedesca può e deve essere sensibilmente ridotta”, spiega Marco Chiesa, consigliere agli Stati e presidente di UDC Svizzera. “La nostra iniziativa vuole inoltre che le stazioni radiofoniche e televisive private ricevano perlomeno l’attuale quota del canone”, aggiunge.

Il segnale lanciato dopo la votazione dello scorso 13 febbraio
Il consigliere nazionale Gregor Rutz (UDC/ZH) - che aveva annunciato il lancio dell’iniziativa lo scorso 13 febbraio, subito dopo la bocciatura del pacchetto di aiuti ai media - ha criticato la SSR per essere entrata in mercati non coperti dalla concessione. La SSR gestisce stazioni radio in concorrenza diretta con i fornitori privati, produce programmi al di fuori del servizio pubblico e amplia costantemente la sua offerta online. “I portali online della SSR - ha ammesso Rutz - sono eccellenti, ma non devono devono essere finanziati con il canone”, perché è proprio qui che l’ente radiotelevisivo pubblico esercita la principale concorrenza sulle emittenti private. Rutz ritiene pertanto necessario ridiscutere il mandato sul servizio di base della SSR. La votazione dello scorso 13 febbraio è stato un chiaro segnale in questo senso.

Una moltitudine di offerte per i giovani
“I giovani pagano per un’offerta che non usano e non conoscono”, ha dichiarato il presidente dei giovani liberali-radicali Matthias Müller. La situazione è cambiata drasticamente negli ultimi 20 anni. I giovani si informano attraverso una moltitudine di altri canali su internet. E nonostante i milioni spesi, la SSR non li raggiunge nemmeno con le sue offerte online, ha detto Müller.

L’iter previsto
Il comitato ha presentato oggi il testo dell’iniziativa alla Cancelleria federale per la verifica. Una volta che questa sarà completata e il testo pubblicato sul Foglio Federale, il comitato apartitico inizierà con la raccolta delle firme.

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