
Malgrado l'inverno poco nevoso Technoalpin, azienda con sede a Bolzano (Alto Adige) leader mondiale dell'innevamento artificiale, è confrontata con un calo della domanda in Svizzera: lo ha detto Patrizio Laudonia, direttore della filiale elvetica del gruppo, in occasione dell'inaugurazione della nuova sede nazionale a Schattdorf (UR). Le società che gestiscono gli impianti di risalita sono diventate prudenti durante la pandemia e alcune di esse hanno temporaneamente sospeso i loro investimenti. Questo sebbene i cannoni da neve, agli occhi di Laudonia, rimangano essenziali: senza di essi non un solo comprensorio sciistico sarebbe stato aperto nell'ultimo inverno, ha detto il manager.
Il mercato svizzero
Per il dirigente la Confederazione ha ancora un grande potenziale, visto che solo il 54% è delle piste è innevato in modo artificiale, a fronte del 90% osservato in Alto Adige. Negli ultimi anni la quota elvetica è però sensibilmente aumentata: nel 2014 era ancora del 36%. Le dichiarazioni del manager di Technoalpin - gruppo che con i suoi 700 dipendenti, di cui 23 in Svizzera, ha superato per la prima volta la soglia di 300 milioni di euro di fatturato nell'ultimo esercizio, chiuso a fine aprile - arrivano in un momento in cui non pochi si interrogano sul futuro del turismo invernale in Svizzera.
Le critiche a Funivie svizzere
Il portale Infosperber è arrivato ieri anche a mettere in dubbio le comunicazioni di qualche giorno or sono di Funivie svizzere, che per quanto riguardo l'inverno appena trascorso ha parlato di un calo di affluenza e ricavi rispetto al "record" del 2021/22. I giornalisti della testata ricordano che i 25,4 milioni di giornate sugli sci registrati in quella stagione rappresentano un dato inferiore agli oltre 30 milioni che si osservavano negli anni 90. Contattata da Infosperber, l'associazione degli impianti di risalita ha fatto sapere che il primato concerne gli ultimi nove anni.
Uno sport per ricchi
La testata zurighese ha puntato anche il dito contro l'aumento dei prezzi superiore all'inflazione che hanno subito le giornaliere. Sotto accusa sono in particolare ancora una volta i cosiddetti prezzi dinamici, cioè le tariffe che cambiano a seconda della meteo, del giorno della settimana o anche magari della domanda. Un sistema giudicato poco trasparente e che permetterebbe di aumentare sensibilmente i costi a carico degli sciatori. La stampa consumeristica si è più volte occupata del tema, agitando lo spettro della trasformazione in attività di lusso di uno sport che è stato a lungo popolare. Come ricorda il dizionario storico della Svizzera, la grande diffusione avvenne in concomitanza con la Seconda guerra mondiale, quando si fece strada la tradizione dei campi di sci settimanali per gli scolari; l'insegnamento della pratica sportiva veniva inoltre incoraggiato attraverso l'istruzione militare preparatoria. Oggi però in diversi comprensori le giornaliere vicine o superiori ai 100 franchi non sono più un'eccezione, rendendo la giornata sugli sci poco praticabile per le famiglie normali.