
Dieci anni fa i paesi di Arvigo, Braggio, Cauco e Selma diedero vita al Comune di Calanca. Gli abitanti votarono all'unanimità l'aggregazione. Oggi viene festeggiato questo anniversario, che però finora non è arrivato al suo traguardo: la fusione di tutta la valle.
Tre primati
Ci sono tre primati che rendono unica l'aggregazione comunale avvenuta dieci anni fa in Val Calanca. Li elenca Simon Theus, sostituto del capo dell'Ufficio cantonale dei comuni. "È stato uno dei progetti più veloci che abbiamo seguito. Non abbiamo fatto molte riunioni. È l'unico a non aver avuto voci contrarie nei quattro ex-comuni. Ed è una delle aggregazioni più economiche con un sostegno cantonale pari a 1,2 milioni di franchi", spiega Theus in un'intervista con Keystone-ATS.
Nome scelto
Secondo il funzionario è anche interessante il nome scelto: Calanca. Già allora c'era l'idea di creare un Comune di valle. Ma da un decennio a questa parte poco si è mosso versa questa direzione, auspicata a chiare lettere anche da Coira. "Non è che sia successo nulla. Discutiamo in modo intenso con le autorità della valle. Purtroppo però siamo rimasti al livello delle discussioni, senza procedere con passi concreti", si rammarica Theus. Ma la speranza che dai Comuni di Castaneda, Santa Maria in Calanca, Buseno, Calanca e Rossa nacqua un giorno un'unica località non è ancora persa. Theus cita l'esempio di un altro Comune nel Grigioni italiano: "In Bregaglia già negli anni '70 si parlava di aggregazione. Ma ci sono voluti ben trent'anni finché non si è affrontato il tema in modo concreto. La fusione è poi avvenuta nel 2010."
Gli elementi necessari per una fusione
Ma come si spiega Theus questo decennio di stallo? "Ci sono diverse visioni su come dovrebbe svilupparsi strutturalmente la Val Calanca. C'è chi ritiene che un comune di 800 abitanti sarebbe troppo debole e si dovrebbe fusionare con parte della Mesolcina." Castaneda che si affaccia sulla vallata parallela già da anni accenna a una possibile fusione con Grono. Secondo Theus quest'unione potrebbe creare seri problemi. "Il resto della valle verrebbe indebolito fortemente. Anche solo se pensiamo all'unica scuola della valle, che ha proprio sede a Castaneda, metterebbe in difficoltà gli altri paesi", spiega il funzionario. Per evitare una frammentazione per il Cantone è necessaria una fusione.
L'unione
Ma per questo serve tempo e pazienza. Sono due degli ingredienti necessari per portare avanti un'aggregazione. "Ci vuole la convinzione che assieme si dà vita a una struttura migliore, più efficiente anche in termini finanziari. E sono necessarie anche le persone influenti, che vedano le opportunità in una fusione", spiega Theus. Il funzionario prende come esempio il primo sindaco di Calanca, Rodolfo Keller. Un decennio fa era riuscito a convincere i circa 200 abitanti di Arvigo, Braggio, Cauco e Selma ad unirsi. La spinta deve quindi avvenire in loco. L'unione, ricorda Theus, è importante anche per affrontare e gestire le crisi. Basti pensare alla frana del Pizzo Cengalo in Bregaglia o la frana di Brienz/Brinzauls nel cuore dei Grigioni. In entrambi i casi sono stati colpiti due comuni che dieci e 15 anni fa si sono uniti, ovvero Albula/Alvra e Bregaglia. "È impossibile gestire catastrofi simili in un piccolo comune", afferma Theus.
La situazione nel resto del Cantone
Non solo in Val Calanca, ma anche nel resto dei Grigioni il movimento delle fusioni ha perso dinamicità. Un fatto normale secondo Theus. "Nel 2001 c'erano ancora 212 comuni. In poco più di vent'anni il numero si è dimezzato e sono nati dei comuni più forti", spiega Theus. Fra questi ci sono ad esempio Surses nella Val Sursette, Lumnezia in Surselva o Scuol in Bassa Engadina. Quest'ultimo è il più grande a livello nazionale in termini di superficie. Il tema rimane attuale in diverse regioni, come ad esempio in Alta Engadina o in Prettigovia. Ma la prossima fusione avverrà probabilmente nei Grigioni centrali. "Il prossimo progetto concreto è quello che riguarda Schmitten nella Valle dell'Albula, che vorrebbe fusionare con Davos", continua Simon Theus. Mancano ancora diversi passi, per far sì che ciò diventi realtà. Se tutto filerà lisco il funzionario spera di riuscirci entro il primo gennaio 2027. I Comuni grigionesi arriverebbero così a quota 99.