
23 agosto 2017. Bondo, Val Bregaglia. Oltre 3 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dalla parete nord-est del Pizzo Cengalo e franarono a valle, insieme a fango e detriti, distruggendo case, strade e infrastrutture. Anche otto escursionisti, provenienti da Germania, Austria e Svizzera, furono travolti dalla frana e i loro corpi non sono ancora stati trovati. Si tratta di una delle più grandi frane avvenute in Svizzera negli ultimi 130 anni. Si stima che i danni provocati alle costruzioni siano di oltre 40 milioni di franchi.
“Un evento simile non si dimentica facilmente”
“Quando è successo l’evento mi trovavo a St Moritz e ho ricevuto diversi messaggi, ma non avevo risposto a nessuno”, ha spiegato a Ticinonews Fernando Giovanoli, oggi sindaco di Bregaglia, ma allora vicesindaco. “Appena visti i filmati ho subito capito la gravità della situazione. Un evento del genere non si dimentica facilmente, ma nel frattempo abbiamo vissuto anche una pandemia e con il tempo il ricordo va scemando. Ma durante le ricorrenze, come questa, si rivivono quei momenti.”
I lavori di messa in sicurezza
“I lavori di messa in sicurezza sono i primi che abbiamo fatto, sono iniziati un anno fa. Si tratta dei ripari per le alluvioni”, ha continuato il sindaco. “A Spino i lavori sono quasi conclusi, sul fiume Bondasca sono in gran parte fatti. Ora stiamo allestendo due ponti: sulla strada cantonale e sulla comunale. I lavori stanno quindi procedendo, stiamo realizzando il progetto da 42 milioni di franchi finanziati da Cantone, Confederazione e Comune. Per quest’ultimo è previsto l’utilizzo dei soldi ricevuti dai vari enti, dalla Catena della Solidarietà e di tutte le offerte che abbiamo ricevuto. È anche previsto il rifacimento del sentiero verso la capanna di Sciora. Per questo stiamo lanciando una campagna di ricerca fondi perché ci mancano circa 500 mila franchi, su un costo totale di 1.15 milioni”, ha concluso Giovanoli.

“Non eravamo mai soli”
Bondo ha ricevuto solidarietà da tutta la Svizzera: sul posto sono intervenute le squadre di emergenza di tutta la valle e del cantone, anche l'esercito e la protezione civile hanno dato una mano. Privati e comunità di altre parti del Paese e di vari cantoni hanno fatto donazioni. "Non eravamo mai soli", ha detto a Keystone-ATS l’allora sindaca del comune di Bregaglia Anna Giacometti.
Bondo torna a vivere
Un mese e mezzo dopo l'ultima colata detritica, la maggior parte dei 150 sfollati ha potuto fare ritorno nelle proprie case e un mese più tardi, Bondo era di nuovo completamente abitato, le infrastrutture e le strutture di protezione erano state ripristinate e provvisoriamente rinforzate. La sensazione di sicurezza è tornata solo dopo due estati senza colate detritiche, ha detto Giacometti. Anche l'installazione di un sistema di misurazione permanente della roccia sul Pizzo Cengalo ha dato un senso di sicurezza.
Le indagini
La questione se le autorità siano in parte responsabili della morte degli escursionisti continua a occupare la magistratura. I parenti delle vittime hanno chiesto al Tribunale federale di riaprire l'indagine penale che era stata interrotta. Sono dell'opinione, sottolinea Giacometti, che sia stato un errore tenere aperti i sentieri escursionistici della Val Bondasca in considerazione del noto pericolo di caduta massi.