
Nessuna estensione dell'azione collettiva in Svizzera, contrariamente agli Stati Ue. Dopo il Consiglio nazionale nel marzo scorso, oggi quello degli Stati non è entrato in materia (30 voti a 13, campo rosso-verde) su una modifica del Codice di diritto processuale civile (CPC) per paura di un'"americanizzazione" della giustizia elvetica che danneggerebbe l'economia. Il dossier è archiviato.
La visione della maggioranza
Secondo la maggioranza, il diritto vigente consente già di trattare la maggior parte dei casi e il disegno del Consiglio federale comporta un certo numero di rischi per la piazza economica. In particolare, si è sentito in aula, sono stati messi in evidenza il possibile ruolo di società estere specializzate nei contenziosi istituzionali che porterebbe a un'americanizzazione della giustizia, e ai costi elevati di questi procedimenti.
La minoranza rosso-verde
Una minoranza di sinistra ha sostenuto, invano, che il sistema attuale è eccessivamente costoso e complesso per i consumatori. Per Carlo Sommaruga (PS/GE), la tanto temuta 'americanizzazione' è invero un fantasma che non ha nulla a che vedere con la realtà. Il progetto del governo è moderato e un'americanizzazione impossibile, giacché i tribunali svizzeri, rispetto a quelli di oltre oceano, non pronunciano sentenze punitive contro organizzazioni o aziende, ma si basano su fatti concreti per determinare un eventuale indennizzo. Per Sommaruga è scioccante che, nel caso dello scandalo Diesel di Volkswagen, i clienti svizzeri danneggiati abbiano potuto partecipare all'azione collettiva in Germania, venendo indennizzati, mentre da noi ciò è risultato impossibile. Ciò vale anche per lo scandalo di un antiepilettico presente nel Depakin, farmaco destinato alle donne incinte, che ha causato gravi danni neurologici ai bambini. In Francia, ha spiegato il 'senatore' ginevrino, le famiglie hanno potuto contare su indennizzi, mentre in Svizzera le vittime ricevono al massimo l'invalidità. "Per molte persone, ma anche piccole e medie imprese, è sovente impossibile battersi individualmente contro le aziende, a causa dei costi, della lentezza delle procedure e della loro complessità", ha sottolineato Sommaruga. Ragionamenti fatti propri anche da Fabien Fivaz (Verdi/NE), secondo cui, stando a dati del Consiglio federale, in Europa l'azione collettiva non ha causato finora un'ondata di denunce, come invece paventato dai contrari al disegno di legge. Stando a Fivaz non si capisce come mai l'azione collettiva già possibile in Svizzera in determinati ambiti - Legge concorrenza per esempio -, ma non venir estesa. L'azione collettiva migliora l'accesso alla giustizia e protegge i più piccoli, ha dichiarato l'ecologista neocastellano.
Jans difende il progetto
Nel suo intervento, il consigliere federale Beat Jans ha difeso il progetto del governo, giudicando che si tratti di un disegno moderato che pone chiare condizioni per avviare un'azione collettiva. Quest'ultima dev'essere fra l'altro promossa da un'associazione. Jans ha poi sottolineato che un'azione collettiva non si avvia con leggerezza a causa degli elevati rischi che i denuncianti devono accollarsi in caso di esito negativo.
L'obiettivo del disegno di legge
Il disegno di legge era stato licenziato dal Consiglio federale nel dicembre del 2021 su richiesta del Parlamento. Il suo scopo? Ampliare l'attuale azione collettiva affinché in futuro si possano far valere anche pretese di risarcimento. Attualmente, infatti, se più soggetti sono danneggiati in modo uguale o analogo, ognuno di essi deve proporre individualmente un'azione per far valere i propri diritti. Conseguenza: in caso di danni di lieve entità, i danneggiati rinunciano spesso a rivendicare i loro diritti. Attualmente l'azione collettiva nel CPC è limitata a lesioni della personalità. Con la riforma sarebbe dovuto diventare possibile proporne una per qualsiasi violazione dei diritti. Inoltre, un'associazione avrebbe potuto far valere anche le pretese di risarcimento dei danneggiati. A tal fine, però, gli interessati avrebbero dovuto preventivamente autorizzarla (minimo 10 persone). Altra novità: nella nuova procedura dell'azione collettiva sarebbe stato possibile giungere a un accordo collettivo consensuale tra le parti.