
Vanni Bianconi e Fabrizio Ceppi sono tornati in Svizzera. Ne dà notizia il Corriere del Ticino. I due sono atterrati allo scalo di Ginevra a metà pomeriggio.
Rientrati assieme agli altri svizzeri, accolti dalla folla
Bianconi e Ceppi sono atterrati assieme ad altri sei membri svizzeri della Global Sumud Flotilla. Un altro membro era atterrato ieri a Zurigo. I nove, arrivano dalla prigione di Ketziot, dopo aver fatto scalo a Istanbul. Ad attenderli c'erano circa 200 persone, accorse allo scalo per accogliere i due tra gli applausi. La folla non ha risparmiato le contestazioni ad Ignazio Cassis, invitandolo in coro alle dimissioni.
Le dichiarazioni: "detenuti in modo disumano", critiche anche all'"inerzia del DFAE"
Gli attivisti giunti a Ginevra hanno affermato di essere stati trattati in modo "disumano" e affermano di essere "molto preoccupati" per la sorte di chi è ancora detenuto da Israele. "Siamo scioccati da quello che abbiamo visto e vissuto", ha detto uno di essi. Parlando a nome dei suoi compagni, ha raccontato che la flottiglia ha subito "un vero e proprio attacco militare" da parte della marina israeliana. Ha poi parlato delle condizioni di detenzione "disumane", dicendo che sono stati vittime "di torture e violenze". Non ha voluto aggiungere altro, dato che altri militanti sono ancora in prigione. "Faremo una dichiarazione completa al loro ritorno", ha detto, ricordando che più di 300 membri della flottiglia, tra cui 10 svizzeri, sono ancora in prigione. "Siamo molto preoccupati per la loro sorte", ha aggiunto. L'attivista ha anche criticato la "totale inerzia" del DFAE che, secondo lui, non ha fatto praticamente nulla per aiutarli. Al contrario, ha elogiato il sostegno della Turchia, che ha permesso il loro rimpatrio via Istanbul. Le critiche sono state riprese dal collettivo Waves of Freedom, che ha sottolineato come "la squadra consolare elvetica si è limitata a prestare 40 euro a ciascun membro, che andranno rimborsati, e a cui bisogna aggiungere 150 franchi di spese amministrative". L'organizzazione ha definito ciò un gesto "meschino, indecente e irresponsabile".
La risposta del DFAE
Alla critica di "inerzia" ha risposto Marianne Jenni del DFAE. La responsabile della Direzione consolare ha dichiarato al telegiornale della svizzera romanda che il dipartimento ha sempre insistito con le autorità israeliane affinché venissero rispettati i diritti fondamentali. Jenni ha inoltre ricordato la responsabilità individuale di ciascuno, sottolineando che le persone coinvolte erano state avvertite dei pericoli.