Svizzera
Berna vuole confiscare averi di oligarca filorusso
Immagine Shutterstock
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Lara Sargenti
3 anni fa
Il Consiglio federale ha avviato un procedimento amministrativo per confiscare i valori patrimoniali, bloccati in Svizzera, di Yuriy Ivanyushchenko, una delle persone vicine all’ex presidente ucraino Janukovyč. Il patrimonio ammonta a oltre 100 milioni di franchi

Il Consiglio federale ha deciso di avviare un procedimento amministrativo di confisca di valori patrimoniali bloccati in Svizzera a seguito della rivoluzione ucraina del febbraio 2014. Il provvedimento riguarda in particolare i valori patrimoniali di Yuriy Ivanyushchenko e della sua famiglia, che ammontano a oltre 100 milioni di franchi. Ivanyushchenko è una delle persone vicine all’ex presidente Viktor Janukovyč, destituito nel febbraio del 2014 durante la rivoluzione ucraina.

Un modo per sostenere l’Ucraina
La decisione del Governo è un modo per sostenere l’Ucraina, “che sta incontrando diverse difficoltà nei suoi tentativi di confiscare tali averi”, spiega in una nota il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Difficoltà che sono aumentate con lo scoppio della guerra nel Paese. La decisione odierna, tuttavia, non è legata alle sanzioni adottate nel 2022 contro la Russia, precisa il DFAE.

Sarà il TAF a decidere
Sarà il Tribunale amministrativo federale (TAF) a decidere se sussistono le condizioni per confiscare i valori patrimoniali di Ivanyushchenko. In caso di confisca definitiva al termine del procedimento giudiziario, gli averi saranno restituiti all’Ucraina.

Le basi legali

Il procedimento di confisca si basa sulla legge sui valori patrimoniali di provenienza illecita (LVP), che si applica solo in situazioni eccezionali, spiega il DFAE. “La LVP consente di confiscare i valori patrimoniali di persone politicamente esposte all’estero, ma a condizioni rigorose. In particolare, è necessario che gli organi giudiziari dello Stato estero abbiano già tentato di confiscare tali averi, ma senza riuscirci”.

I tentativi di confiscare gli averi di Janukovyč dal 2014
Nel 2014, pochi giorni dopo la destituzione del presidente ucraino Viktor Janukovyč, il Consiglio federale aveva ordinato il blocco di tutti i suoi eventuali valori patrimoniali, come pure delle persone a lui vicine, in Svizzera. Nei mesi successivi, l’Ucraina aveva avviato dei procedimenti penali per confiscare tali averi congelati in Svizzera e ha presentato alle autorità elvetiche diverse richieste di assistenza giudiziaria. “Da allora la Svizzera ha fornito all’Ucraina numerosi documenti e prove”, sottolinea il DFAE. “Tuttavia, nonostante tale cooperazione, sin dall’avvio dei procedimenti penali le autorità ucraine hanno incontrato diverse difficoltà nei loro tentativi di confiscare questi averi depositati in Svizzera e, ad oggi, non sono state in grado di emanare sentenze che ordinassero la confisca dei valori patrimoniali interessati. Inoltre, con lo scoppio della guerra in Ucraina, le difficoltà sono ulteriormente aumentate in modo drastico”. Alla luce di questi elementi, il Consiglio federale ha quindi ritenuto che l’avvio di un procedimento di confisca in Svizzera fosse ormai “possibile e opportuno”.

Le differenze rispetto alle sanzioni adottate nel 2022 contro la Russia
Le sanzioni adottate dalla fine di febbraio 2022 contro la Russia prevedono, tra le altre cose, il congelamento degli averi di determinate persone. Tali sanzioni si basano sulla legge sugli embarghi e hanno lo scopo di esercitare una pressione politica su uno Stato affinché rispetti il diritto internazionale. Si tratta quindi “di una situazione che non è paragonabile a quella degli averi dell’ex presidente ucraino Viktor Janukovyč e delle persone a lui vicine”, scrive ancora il DFAE. “In quest’ultimo caso, infatti, gli averi sono bloccati dal 2014 secondo la LVP e l’obiettivo della confisca basata sulla LVP è quello di determinare, in casi molto specifici, se gli averi in questione sono di origine illecita e se possono quindi essere confiscati”.

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