Svizzera
Berna dice “no” a iniziativa per tredicesima AVS
Immagine CdT/Zocchetti
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Keystone-ats
2 anni fa
Il governo ribadisce di puntare sulle riforme della previdenza per la vecchiaia in corso, tese a mantenere il livello delle prestazioni dell’AVS e della previdenza professionale obbligatoria e ad assicurare l’equilibrio finanziario del 1° e del 2° pilastro

L’iniziativa popolare per una tredicesima mensilità AVS non piace al Consiglio federale, che oggi si è schierato ufficialmente contro il testo. L’esecutivo ritiene infatti che non vi sia alcun margine di manovra finanziario per il versamento di una rendita di vecchiaia supplementare.

Cosa chiede l’iniziativa
L’iniziativa, la cui denominazione ufficiale è “Vivere meglio la pensione (Iniziativa per una 13esima mensilità AVS)”, chiede che tutti i beneficiari di una rendita di vecchiaia abbiano diritto a un supplemento annuo pari a un dodicesimo della loro rendita. Esso non dovrà comportare la riduzione delle prestazioni complementari né la perdita del diritto alle medesime. Con l’attuale meccanismo di adeguamento delle rendite AVS all’evoluzione dei prezzi e dei salari, esse sostituiscono una parte del reddito conseguito in precedenza più bassa per ogni generazione rispetto a quella prima. Le richieste di migliorare le prestazioni sono dunque comprensibili, ammette il Consiglio federale.

“Costosa e iniqua”
Tuttavia, rimarca il governo in una nota odierna, queste prestazioni supplementari peggiorerebbero ulteriormente la situazione finanziaria dell’assicurazione, poiché genererebbero nuove spese pari a circa 5 miliardi di franchi nel 2032. Un importo che corrisponde a circa 0,8 punti percentuali dei salari o a 1,1 punti percentuali IVA. Già con l’ordinamento vigente, secondo le prospettive, l’AVS registrerà un deficit di ripartizione di circa 4,7 miliardi di franchi fra dieci anni. Secondo l’esecutivo, il versamento di una tredicesima rendita provocherebbe inoltre ingiustizie. I beneficiari di una rendita d’invalidità o per superstiti sarebbero infatti penalizzati rispetto ai pensionati, anche nell’ambito delle prestazioni complementari. Una disparità che il Consiglio federale ritiene problematica: propone pertanto al Parlamento di raccomandare a popolo e cantoni di respingere il testo.

Riforma già in corso
Il governo ribadisce di puntare sulle riforme della previdenza per la vecchiaia in corso, tese a mantenere il livello delle prestazioni dell’AVS e della previdenza professionale obbligatoria e ad assicurare l’equilibrio finanziario del 1° e del 2° pilastro. La riforma concernente la stabilizzazione dell’AVS (AVS 21), su cui i cittadini voteranno il 25 settembre 2022, è volta a garantire il finanziamento dell’assicurazione e il livello delle prestazioni per il prossimo decennio, evidenzia il Consiglio federale. In base al progetto, l’età di pensionamento sarà armonizzata a 65 anni sia per gli uomini che per le donne.

Misure compensative per le donne
Per le donne prossime al pensionamento ciò sarà accompagnato da misure compensative. Per generare entrate supplementari si procederà a un aumento dell’IVA. Inoltre, il passaggio dalla vita professionale alla pensione sarà reso più flessibile e potrà essere effettuato gradualmente tramite la riscossione parziale della rendita. Chi lavorerà oltre i 65 anni avrà la possibilità di colmare eventuali lacune contributive e migliorare così la propria rendita.

Un’alternativa
In conclusione, il Consiglio federale afferma di voler puntare su un miglioramento mirato della previdenza per la vecchiaia degli assicurati con redditi modesti invece che su un costoso ampliamento delle prestazioni per tutti. A tal fine si prevede di rendere la previdenza professionale obbligatoria accessibile anche ai lavoratori con gradi d’occupazione e redditi bassi. La riforma LPP 21 è attualmente discussa in Parlamento.

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