
La riforma dell’AVS torna al centro del dibattito nazionale. In una conferenza stampa congiunta, l’Unione svizzera degli imprenditori (USI), l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e l’Associazione svizzera degli anziani (ASA) hanno chiesto al Consiglio federale misure strutturali urgenti per stabilizzare il primo pilastro, che dal 2026 entrerà in deficit. Le tre organizzazioni propongono un aumento graduale dell’età pensionabile in linea con l’aspettativa di vita, il mantenimento del sistema a tre pilastri e il finanziamento della tredicesima AVS principalmente attraverso l’IVA. A detta delle organizzazioni, sono necessarie riforme strutturali per mantenere l'AVS a lungo termine, adattandola alle attuali condizioni di vita e salvaguardandola per le generazioni future. Dal 2026, il primo pilastro sarà in deficit, viene inoltre ricordato nel comunicato congiunto. Per USI, USAM e ASA, la misura più importante è l'innalzamento dell'età di riferimento. L'aumento potrebbe essere graduale, in linea con quello dell'aspettativa di vita. L'obiettivo è anche di creare incentivi per lavorare più a lungo.
Berna frena sull’età pensionabile
A poche ore di distanza, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha presentato le linee guida della riforma AVS2030. Il Consiglio federale, però, esclude per ora un aumento dell’età pensionabile, attualmente fissata a 65 anni sia per uomini che per donne. Una misura del genere, afferma il governo, richiederebbe un lungo periodo di transizione e l’introduzione di misure compensative per le generazioni prossime alla pensione, rendendola inefficace nel breve termine per affrontare l’imminente pressione demografica sull’AVS. Il “no” popolare espresso nel 2024 a una proposta simile ha rafforzato questa linea di prudenza politica. Tuttavia, l’Esecutivo apre alla possibilità di affrontare il tema in una fase successiva, su basi più solide e con dati aggiornati. In particolare, sarà analizzata l’ipotesi di legare in futuro l’età di pensionamento all’evoluzione dell’aspettativa di vita, come proposto da diverse forze economiche. Inoltre, si valuterà se e come rendere il sistema previdenziale meno dipendente dallo stato civile, per correggere alcune disparità persistenti tra coniugati e non coniugati.
No a nuove tasse, sì a strumenti esistenti
Il governo esclude nuove imposte come la tassa sulle transazioni finanziarie o l’imposta sulle successioni, preferendo potenziare le fonti di finanziamento già in uso. Obiettivo: garantire l’equilibrio finanziario tra il 2030 e il 2040, periodo in cui l’arrivo alla pensione della generazione del baby boom metterà a dura prova il sistema.
Il nodo della 13ª rendita
Con la recente introduzione della 13ª AVS, il fabbisogno finanziario del primo pilastro salirà sensibilmente. Se il Parlamento e il Popolo accetteranno il piano di finanziamento proposto dal Consiglio federale, il deficit stimato al 2030 potrebbe ridursi da 2,5 miliardi a 500 milioni di franchi, ma nel 2040 salirebbe comunque a circa 4 miliardi.
Prossime tappe
Berna lavora a una riforma graduale e sostenibile. Le direttrici saranno definite entro l’autunno 2025, con una consultazione pubblica prevista per l’inizio del 2026. Al centro anche temi come la digitalizzazione, gli abusi contributivi e un sistema più equo per le coppie sposate. Una revisione più profonda, inclusa una possibile riflessione sull’età pensionabile, potrebbe arrivare in un secondo tempo.