
Le associazioni forestali lanciano l'allarme in merito al rinnovamento dei boschi. Più nello specifico, la conclusione unanime di Gruppo svizzero per la selvicoltura di montagna (GWG), la Società forestale svizzera (SFV), l'Associazione dei proprietari di bosco bernesi (BWB) e BoscoSvizzero è che "in molte regioni della Svizzera la selvaggina limita o impedisce la crescita dei giovani alberi", come si legge in un comunicato congiunto.
Il problema degli ungulati aggravato dal riscaldamento climatico
Le problematiche sollevate dalle associazioni stanno nell'aumento "dei danni da brucatura, sfregamento e scortecciamento sui giovani alberi". Il problema è ulteriormente aggravato dal cambiamento climatico, dato che quest'ultimo "mette in crisi le specie arboree attualmente presenti" e richiede un aumento delle specie da considerare. Sono inoltre i "danni da tempeste, siccità e degli attacchi di bostrico" a creare nuove vaste aree forestali da rinnovare. Per quanto riguarda questo aspetto, si specifica come "va tenuto presente che i cambiamenti climatici si stanno verificando più rapidamente rispetto alle possibilità di adattamento delle foreste".
Le contromisure: l'attività regolatoria di caccia e predatori
Le contromisure proposte dalle associazioni di settore passano in particolare dalla riduzione "dell'impatto negativo degli ungulati sulla rinnovazione delle foreste". Ciò va fatto in particolare tramite il sostegno della categoria dei cacciatori: "essi sono degli attori essenziali che svolgono un servizio di utilità pubblica nel tempo libero", dato che "la caccia è uno degli strumenti pìù importanti per garantire la rinnovazione arborea".
Per quanto riguarda il ruolo delle istituzioni, "i Cantoni devono assumersi la responsabilità di ridurre le popolazioni di ungulati sul loro territorio"; "dove necessario, la pianificazione e la pratica della caccia devono essere riviste e modificate di conseguenza".
Un'altra pista da seguire, secondo il comunicato, sta nella "riduzione del disturbo causato dalle attività ricreative della nostra società", come nelle "aree di divieto di caccia o zone di riposo per la selvaggina", che "aiutano a diminuire la pressione di brucatura nei boschi più a rischio". Gli habitat della fauna selvatica al di fuori dei boschi dovrebbero inoltre "essere migliorati ed ampliati".
L'ultimo punto, il più attuale e controverso, sta nel ruolo dei predatori come il lupo: secondo il comunicato, questi "influenzano la distribuzione territoriale, il comportamento e l'abbondanza delle popolazioni di animali selvatici, favorendo così la crescita di giovani alberi".