
Rimangono ancora divergenze tra i due rami del Parlamento in merito alla Legge sulla sicurezza delle informazioni, necessaria per arginare i cyber-rischi. Il Consiglio degli Stati non ha in particolare voluto rinunciare - con 31 voti a 10 - all’uso sistematico del numero AVS quale identificatore per le persone.
Un nuovo sistema creerebbe un importate carico amministrativo, ha sostenuto il relatore commissionale. In Svizzera, ha proseguito, ci sono molte persone che si chiamano Müller, Rochat o Bernasconi, è quindi importante identificarle chiaramente e senza ambiguità onde evitare abusi, cosa che il numero AVS permette di fare, ha evidenziato Olivier Français (PLR/VD) a nome della commissione.
I “senatori” hanno anche bocciato la richiesta del Nazionale di obbligare il Consiglio federale a consultare le competenti commissioni in materia di sicurezza dell’informazione e dei relativi costi. Il Parlamento è già regolarmente consultato, tale disposizione è dunque superflua, ha sostenuto Français.
Lo scopo della nuova legislazione è raggruppare tutte le norme relative alla sicurezza dell’informazione in una sola legge. Attualmente le basi legali sono infatti disseminate in una moltitudine di atti. Le diverse prescrizioni sono organizzate per settore d’attività e non sono armonizzate tra di loro.
La legge disciplina in particolare la gestione dei rischi, la classificazione delle informazioni, la sicurezza dei mezzi informatici, le misure applicabili al personale e la protezione fisica delle informazioni e delle risorse informatiche.
Il testo si rivolge in primo luogo alle autorità federali (Parlamento, Tribunali federali, Amministrazione federale e Banca nazionale). Interessa i privati e l’economia solo quando svolgono un’attività sensibile su mandato della Confederazione.
Il dossier torna al Consiglio nazionale.
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