Svizzera
Al WEF si è parlato quasi solo di Ucraina
Keystone-ats
2 anni fa
Le altre tematiche hanno trovato poco spazio al Forum economico mondiale di Davos, eclissate dall’emergenza della guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina ha pressoché eclissato tutti gli altri temi trattati questa settimana al Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR). Per la Svizzera non ci sono state occasioni per discutere sulle complicate relazioni con l’Ue.

La nutrita delegazione ucraina e gli esponenti del paese espressisi in linea erano presenti a tutte le occasioni d’incontro all’interno del vertice, il primo in presenza dopo una pausa di due anni e mezzo a causa della pandemia di Covid-19.

In uno dei suoi ormai numerosi interventi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricevuto una standing ovation, non usuale a Davos. Ha espresso le sue grandi aspettative in vista della conferenza di Lugano sulla ricostruzione del paese, prevista per il 4 e 5 luglio.

Come di consueto, ha chiesto nuovamente armi e sanzioni più severe contro la Russia, denunciando la mancanza di unità in Occidente e ripetendo di non voler cedere territori in cambio della pace. Kiev ha insistito nel voler recuperare i fondi russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina.

Poco spazio per i cambiamenti climatici

Oltre a Zelensky, il capo dell’Ufficio presidenziale Andriy Yermak, il primo ministro Denys Shmyhal e il capo della diplomazia Dmytro Kuleba si sono alternati per chiedere maggiore sostegno al paese. Così come il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, che ha partecipato a numerose discussioni nella località grigionese.

I vari leader e partecipanti sono stati spesso costretti a limitarsi nei loro interventi al conflitto ucraino e alle sue conseguenze, tra cui l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari. Così è stato per il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, per il cancelliere tedesco Olaf Scholz, per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e per il presidente della Confederazione Ignazio Cassis.

L’Ucraina ha comunque lasciato un po’ di spazio alla lotta contro il cambiamento climatico, grazie in particolare all’inviato statunitense John Kerry, che è rimasto per tutta la durata del WEF e ha moltiplicato le attività. Sono state avviate o intensificate diverse iniziative.

Preparazione della conferenza di Lugano

L’unico obiettivo di Cassis al WEF di quest’anno è stato quello di preparare la conferenza di Lugano. Ha presentato le grandi linee di questo incontro e ha moltiplicato il numero di riunioni nel tentativo di attirare i capi di Stato e di governo dei 40 Paesi invitati.

In due giorni, ha avuto colloqui con diversi interlocutori ucraini nella località grigionese o a distanza. Tra questi, il ministro degli esteri Kuleba ha suscitato molto interesse a Davos. Un ritardo dovuto alle condizioni meteorologiche e molte ore di treno e di strada prima del volo per la Svizzera non hanno scalfito il suo intenso impegno.

Kuleba è sembrato mostrare più comprensione per la neutralità della Svizzera, con cui Berna ha giustificato il divieto alla Germania di consegnare le munizioni acquistate ad aziende elvetiche, che per l’atteggiamento di Berlino. Molti attori ucraini si sono rivolti al governo tedesco durante il WEF. Il capo della diplomazia ha anche preso di mira l’attuale mancanza di sostegno della Nato.

L’appoggio all’Ucraina era evidente anche nelle strade della località grigionese. La Casa della Russia è diventata la "Casa dei crimini di guerra russi" e vi sono state esposte immagini degli abusi commessi dalle truppe del Cremlino.

"Piccoli" problemi con l’Ue

Lo spostamento del WEF di qualche mese non ha favorito una grande affluenza: si sono contate qualche centinaio di persone in meno rispetto al solito.

La Casa della Svizzera, invece, continua a essere "vittima" del suo successo. La maggior parte dei dibattiti che vi si sono svolti è stata molto apprezzata. Nella struttura sono passati molti ministri che sono venuti a incontrare i sei consiglieri federali presenti a Davos.

Il dialogo con l’Ue è stato limitato. Von der Leyen e Cassis hanno parlato durante un pranzo con altre personalità, ma non c’è stato alcun incontro formale. E lo stesso presidente della Confederazione ha ammesso di aver discusso "al 90%" di Ucraina. Ha fatto capire che sarà difficile risolvere le questioni con Bruxelles finché il conflitto ucraino continuerà: "Piccoli" inconvenienti rispetto all’attuale situazione internazionale, ha detto.

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