
L’agricoltura svizzera è sull’orlo della sostenibilità economica. Un’indagine condotta da Marchés Équitables Suisse (MÉS), organizzazione che si batte per l’equità nei rapporti commerciali, rivela che due terzi delle aziende agricole del Paese non riescono a coprire i costi di produzione con i prezzi attualmente in vigore. Il motivo? Pratiche commerciali scorrette, rapporti di forza sbilanciati e una trasparenza di mercato pressoché assente.
Forte dipendenza da pochi acquirenti
L’inchiesta, basata su 144 aziende agricole di tutta la Svizzera (il 71% si occupa di allevamento, il 63% di produzione lattiera e il 54% di colture foraggere) mostra che più della metà dei produttori dipende da uno o pochi acquirenti. La situazione è ancora più critica in Svizzera romanda, dove il tasso di dipendenza sale al 70%. Quasi due terzi degli agricoltori affermano che le condizioni di fornitura – prezzi, quantità, qualità – sono imposte unilateralmente dagli acquirenti, senza alcuna possibilità di negoziazione. "Molti produttori subiscono modifiche contrattuali unilaterali, il che è sintomo di un abuso di potere evidente", denuncia MÉS, che segnala come questa dinamica violi spesso il principio del cosiddetto potere di mercato relativo, già riconosciuto dalla legge sulla concorrenza.
Prezzi troppo bassi, rischio troppo alto
La realtà è che in due casi su tre i prezzi di vendita non permettono nemmeno di coprire i costi di produzione. La metà degli agricoltori intervistati stima che sarebbe necessario un aumento minimo del 10% per raggiungere la soglia di sopravvivenza economica. A peggiorare il quadro, il 70% dichiara di non ricevere alcuna copertura per i rischi legati alla produzione, come maltempo, malattie o cattivi raccolti. Non solo: il 45% afferma di non avere accesso a dati di mercato fondamentali come la domanda effettiva o le previsioni di prezzo, rendendo di fatto impossibile una negoziazione informata. Più del 60% non sa nemmeno quale sia la propria quota del valore aggiunto nel prezzo pagato dal consumatore – una percentuale che sale all’80% nella Svizzera francese.
Anche i fornitori impongono le loro condizioni
I problemi non si limitano al lato della vendita. Sul fronte dell’acquisto di mezzi di produzione – fertilizzanti, mangimi, pesticidi – gli agricoltori lamentano scarsa concorrenza, prezzi elevati e poca trasparenza. In un mercato dominato da poche multinazionali, i piccoli produttori si trovano spesso senza alternative e senza margine di trattativa. Secondo l’indagine, solo un terzo delle aziende conosce o utilizza gli strumenti indipendenti esistenti per segnalare abusi di potere. Molti contadini non sanno a chi rivolgersi o dubitano dell’efficacia dei meccanismi di denuncia. Per questo MÉS sollecita la creazione urgente di sportelli di segnalazione credibili e anonimi, in grado di fornire assistenza legale e consulenza concreta. Nel mirino dell’associazione anche la politica federale. "Durante la sessione estiva del Consiglio nazionale – si legge nella nota – il lobby delle grandi aziende è riuscito ad annacquare l’articolo sul ‘potere di mercato relativo’ nella revisione della legge sui cartelli, rendendo più difficile intervenire contro gli abusi". MÉS chiede che la prossima revisione della politica agricola affronti alla radice le cause della scarsa redditività del settore e del crescente squilibrio nei rapporti di forza lungo la filiera.